Tra le lacrime e con la voce spezzata, Elena Santarelli ha parlato del senso di colpa provato in seguito alla guarigione di suo figlio.
Una commossa Elena Santarelli, quella andata in onda ieri sera al programma televisivo “Le Iene”. Al suo posto, accanto a Nicola Savino – conduttore fisso di quest’edizione – avrebbe dovuto esserci Ornella Vanoni. Ma, imprevisto dell’ultimo minuto, la cantante sarebbe stata colpita da un forte raffreddore che le avrebbe impedito di essere presente. “Spensieratezza, divertimento e riflessione, Le Iene hanno sempre rappresentato questo. Arrivo in anticipo per sostituire la Grande Ornella Vanoni, ma non potrò mai sostituirla in verità, lei è Ornella! Per stasera sono pronta a divertirmi, sapendo che la mia amica Alessia farà il tifo per me!”, ha commentato la Santarelli riferendosi ad Alessia Marcuzzi, volto storico della trasmissione che ha detto per ora addio alla tv.
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Come di consueto, nel corso della decima puntata dello show, il momento “monologo” è stato affidato proprio alla Santarelli. La showgirl ha parlato, tra le lacrime e con la voce sofferta, del senso di colpa provato in seguito alla guarigione di suo figlio.
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“Questa sera non vi parlo della malattia di mio figlio. Ma di come si torna a vivere. Durante e dopo la malattia. Io mi sono vergognata di farlo. Ho sentito parole che mi hanno fatto sentire sporca: ‘Ma come fai a lasciare tuo figlio solo?’. Mi sono vergognata di tornare a lavorare, di uscire a cena con mio marito. Persino di andare dal parrucchiere quando ho sentito un’altra donna sussurrare: Che ci fa qui la Santarelli? Io con un figlio malato starei a casa. E a casa ci tornavo. Mi buttavo subito sotto la doccia, per pulirmi dallo sporco che quegli sguardi mi avevano appiccicato addosso. Fai schifo, mi dicevo, cosa ti è venuto in mente?. Grattavo via lo smalto appena messo sulle unghie, perché mi sentivo male a essermi presa un pezzo di vita per me. Quegli sguardi, quelle parole ti dicono che c’è solo un posto dove puoi stare: al fianco di tuo figlio che si sta ancora curando. Quegli sguardi ti proibiscono di essere altro dalla malattia”.
Poi, la voce di spezza: “C’è un’altra cosa che ti impedisce di tornare a vivere. È il senso di colpa per la fortuna che hai avuto. Perché tante amiche che ho conosciuto in ospedale, mamme come me, oggi non hanno più i loro figli. E quella fortuna sentivo di non meritarla più di loro. Così ho cercato di nascondere la mia felicità. Ma quelle mamme mi hanno detto: «Non ti devi vergognare». Ed è solo grazie a loro, Valeria, Elena e Valentina, che non mi hanno condannata ma mi son state accanto, che ho potuto tornare a vivere tutte le mie emozioni e mi finalmente sono liberata. Oggi sono grata che i miei uomini, Giacomo e Bernardo, siano con me. E sono grata di avere imparato questa lezione, una delle poche che posso insegnare alle mie amiche donne: non sentitevi sporche, non sentitevi in colpa. Mi sono sentita una madre sbagliata, ma non voglio farlo più. E non fatelo neanche voi. Non abbiate paura di tornare a vivere.”