“Da 7 anni vivo nel buco”: Massimo Bossetti vince un concorso di poesie

Massimo Bossetti, all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, affida i suoi malesseri alla poesia e alla scrittura

Massimo Bossetti. Un volto, due occhi di ghiaccio, un passato che per molti resta un mistero. Una storia quasi affascinante, la sua, che ha portato a galla dopo anni, e nel modo più crudele di tutte, un mistero sul suo passato e su quello della sua famiglia. Lui, muratore di Mapello, è stato condannato in primo e secondo grado per l’omicidio di Yara Gambirasio, giovane ginnasta di 13 anni il cui corpo venne trovato il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d’Isola, nel Bergamasco, distante pochi chilometri da Brembate di Sopra, dove la ragazza viveva. Da quello stesso posto era scomparsa, tre mesi prima, dopo essersi recata in palestra. Un corpo massacrato, poi una traccia di Dna dell’Ignoto 1, quell’ignoto padre naturale proprio di Bossetti, risultato compatibile dalle analisi del Dna. Per la Cassazione e per i giudici che hanno decretato il destino dell’uomo, non ci sono dubbi sulla colpevolezza di Massimo Bossetti, ora all’ergastolo per l’omicidio di Yara.

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Nonostante ci sia ancora chi, nonostante le sentenze, lo reputi innocente, per la legge giustizia è fatta. Così il muratore, pur continuando a gridare la sua innocenza, sconta la sua pena. E dalle sbarre della cella dove è rinchiuso, racconta i suoi giorni nelle poesie. “Da sette anni vivo nel buco”, questo il titolo del componimento con cui ha vinto il concorso “Scrittori dentro 2021”, in cui il muratore di Mapello è arrivato terzo. A rivelarlo alla trasmissione Iceberg su Telelombardia è stato uno dei suoi difensori, Claudio Salvagni. L’associazione Artisti Dentro Onlus, che si occupa di curare il contest, ha confermato la notizia riferendo che “Bossetti partecipa ai progetti sia nella scrittura con lo pseudonimo Nicolas Comi sia con il suo nome anagrafico nella pittura (mail art) e nell’arte culinaria”.

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Avendo conquistato il terzo posto, Bossetti si è aggiudicato un premio in denaro del valore di 100 euro.

Il testo

C’è la mia branda,
il mio sgabello
il mio Gesù.
Alle pareti è appeso
il resto della vita,
almeno quello
che rimane.

Da sette anni
conosco ogni crepa,
crepe dei muri, dei pavimenti,
crepe del mio cuore.
Non so cosa, non so quanto
troverò di fuori
fuori da questo buco
di cemento.

Da sette anni parlo alle stelle
alla luna, parlo ai miei cari,
tentando così di evadere
il dolore e la sofferenza…
solo infiniti assordanti
silenzi.

Da sette anni
penso al giorno
che sarò fuori.

Avrò bisogno
di altri sette anni
per aiutarmi a vivere.

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