A pochi mesi dall’uscita in sala di The Batman, ripercorriamo i migliori capitoli della storica saga.
La disamina di tutti i film necessiterebbe di innumerevoli pagine, di conseguenza verrano presi in esame quelli che sono considerati e sono di fatto, i migliori esponenti della saga, quindi le storiche pellicole di Tim Burton e i primi due lavori di Christopher Nolan. La facilità nel decretarne la superiorità, rispetto agli altri capitoli dedicati all’uomo pipistrello, sta in un distacco qualitativo non trascurabile: dove Burton e Nolan hanno portato in sala prodotti interessanti e di grande qualità, sia Schumacher che Snyder girano film, volendo sintetizzare con brutale schiettezza, semplicemente brutti.
La pellicola che inserisce il regista statunitense nel mondo del cavaliere oscuro, è considerata una delle più significative e portanti del genere, avendo di fatto, nel 1989, dato vita a molti degli stilemi riscontrabili nei successivi cinecomic. Batman inizia narrando l’inizio della storia di un giovane Bruce Wayne e ne delinea lo sviluppo, attraverso una scrittura chiara e coerente. Ciò che rende la pellicola un autentico capolavoro è l’ eccezionale impianto scenografico, di una Gotham che diviene un costante comprimario, capace di comunicare più degli stessi dialoghi. Una città sporca, corrotta e oscura, caratteristiche perfettamente compatibili con la rinomata matrice stilistica di Burton che, proprio grazie alla regia, esprime la dirompente potenza dei suoi personaggi ed esaspera all’inverosimile la componente gotica dei fumetti. In merito ai personaggi, viene definito un concetto che, nel cinema ispirato ai supereroi, sarà ricorrente e di grande successo, ovvero la grande profondità e importanza data alla scrittura dei villain, i quali, in certi casi, rischieranno concretamente di primeggiare, a scapito del protagonista. Questo sembra essere il caso di un Jack Nicholson, nei panni di Joker, eccezionalmente preponderante sullo schermo, a causa di un carisma, sia da parte dell’interprete che del personaggio, difficilmente ripetibili. Il tutto intriso di concetti estremamente ben congegnati e finemente inseriti nell’intreccio, come le trame del potere e della politica o l’importanza dei mass media nell’ avvincente lotta tra Batman e Joker.
A seguire, nel 1992, Burton tornerà a dirigere Michael Keaton, nei panni di un Batman più maturo e consapevole, nello splendido Batman Returns. Molti cinefili intravedono in questo il vero capolavoro del genere, dove le premesse del primo vengono portate all’estremo in un perfetto equilibrio sopra le righe. Un orfano deforme cresciuto nelle fogne, insieme ai suoi fedeli pinguini, metterà a ferro e fuoco Gotham City, una metropoli sotto natale in cui i toni bizzarri e deformi si sviluppano all’inverosimile, dando vita anche ad una maestosa Michelle Pfeiffer nel ruolo di Catwoman. Qui la totale anarchia della città, incrementata dal pinguino, spinge il grottesco a livelli estremi, dove solo un grande maestro come Burton poteva gestirlo a favore di un’irripetibile atmosfera, donando alla pellicola una vigorosa forza espressiva, immune allo scorrere del tempo.
Dopo ben tredici anni servirà un brillante trentacinquenne inglese per tornare a far volare, a degna altezza, l’ uomo pipistrello. La ricetta di Christopher Nolan è diametralmente opposta a quella di Burton: il regista di Inception confeziona, con notevole cura, una trilogia svuotata della dimensione puramente fumettistica delle opere bartoniane, eliminandone il grottesco ed immergendo le vicende di Bruce Wayne in un clima di forte realismo e struggente malinconia. Il risultato, a fronte di una sceneggiatura funzionale a tali premesse, è un Batman crudo, riflessivo, al cui interno trovano spazio anche interessanti spunti filosofici, più diretti rispetto al passato, a causa della forte componente sociale e politica, più facilmente riconducibile alla realtà quotidiana. Batman Begins (2005) ne è il perfetto esempio grazie all’esasperata rappresentazione di un dilagante degrado sociale e ad un’assenza quasi totale dell’irriverente ironia di Burton, a favore di un cinico sarcasmo perfettamente in linea con il differente assetto drammaturgico. Il film descrive la genesi dell’eroe in maniera più dettagliata e stratificata rispetto alle pellicole precedenti, portando in scena anche gli elementi più squisitamente pratici del percorso formativo del silenzioso vigilante di Gotham, come la preparazione psicofisica o il concepimento di armatura e gadget.
Con Il cavaliere Oscuro, nel 2008, Nolan tocca l’apice dei concetti precedentemente espressi, costruendo quello che sarà un Joker leggendario, spesso accostato nell’immaginario collettivo, a quello ormai storico di Nicholson. Dopo vent’anni era tornato il villain più amato e importante dell’universo ideato da Bob Kane e Bill Finger, quello che, anche nei fumetti, ha sempre significato più di un semplice cattivo da contrastare, ma un opposto talmente estremo da entrare in profondo contatto con Batman, in un rapporto quasi intimo dove i due lati della medaglia trovano una disturbante intesa. E’ qui che il personaggio, ma sopratutto il suo compianto interprete Heath Ledger, forniscono ciò che rende la pellicola la più riuscita della trilogia, attraverso uno studio viscerale delle motivazioni, dei gesti, del trucco e degli ideali più radicali. L’esito di questa maniacale cura creativa è un Joker profondo che tenterà di mostrare a Gotham, a Batman e anche a se stesso la vera natura dell’essere umano in un continuo vortice di feroce anarchia. La struttura della trama risulta plasmata intorno alla raffinata costruzione dei complessi ed eleganti piani di Joker, complessità che risulta sempre giustificata e appagante per la stimolata mente dello spettatore, al contrario di altre produzioni di Nolan, in cui la gradevole complessità lascia spazio a sterile complicatezza.
La trilogia si conclude nel 2012 con Il Cavaliere oscuro – Il ritorno, film godibile e altamente spettacolare ma che poco condivide, in quanto a ricchezza comunicativa, con il suo apprezzatissimo predecessore.
Il confronto è, come spesso nell’arte, poco sensato, tuttavia interessante per analizzare e prevedere dove propenderà Matt Reeves, il 4 Marzo 2022, con il suo nuovo The Batman. Le caratteristiche più divergenti sono spontaneamente emerse nella descrizione delle pellicole e risultano facilmente riscontrabili anche ad una visone più superficiale, a causa della poderosa distanza che divide questi due autori. Lo spettacolo cinematografico di Burton è difficilmente avvicinabile dalle opere di Nolan, volontariamente più asettiche nella forma e adulte nel messaggio. Dove Burton sorprende e stupisce attraverso un estasi visiva e una caratterizzazione iconica dei personaggi, Nolan fa riflettere rendendo epico e drammatico l’incedere della narrazione. Vi è tuttavia un terreno in cui le pellicole di Burton potrebbero rivelarsi più longeve e complete, grazie ad un impianto perfettamente coerente, nel quale un miliardario vestito da pipistrello non appare poco credibile a causa di un universo profondamente fantastico e già abbondantemente stravagante. Nell’opera di Nolan la cifra realistica e più in generale uno sfondo sociale, politico e architettonico con forti similitudini a molte delle odierne città americane, rende la messinscena di alcuni elementi e personaggi sensibilmente più problematica, rischiando di suscitare, più di una volta, qualche legittima perplessità nello spettatore. Al netto di ciò, scegliere tra i due è tanto problematico quanto controproducente, poiché la grande intelligenza di Christopher Nolan risiede nel non aver tentato di sfidare Burton sul medesimo terreno espressivo, ma di averne creato un’opera complementare, arricchendo l’universo degli appassionati e attualizzando un icona eterna.