L’associazione che gestisce il circuito femminile a livello mondiale esce allo scoperto e si dice pronta a scelte clamorose
La storia di Peng Shuai, 35enne tennista cinese, sta tenendo con il fiato sospeso atleti, cronisti, addetti ai lavori e appassionati. La numero 14 del ranking Wta ha fatto perdere le sue tracce dal 2 novembre scorso e sulla sua sorte si sono aperti dibattiti e discussioni. La Peng è svanita nel nulla. Due gironi fa la tv di stato cinese ha letto una mail che le è stata attribuita e nella quale rassicurava tutti sulle sue condizioni. Ma sulla veridicità del testo sono sorti diversi dubbi.
La storia della tennista cinese rischia di creare un solco incredibile tra il movimento tennistico e il Governo asiatico. Il tennis professionistico femminile minaccia infatti di lasciare la Cina in assenza di chiarimenti sulla vicenda della star Peng Shuai. “Siamo pienamente preparati a ritirare le nostre attività e ad affrontare tutte le complicazioni che ne seguiranno – ha affermato Steve Simon, numero uno della Wta, l’associazione che gestisce il circuito femminile a livello mondiale, parlando alla CNN -. Perché le accuse di stupro sono più importante degli affari”.
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Peng, poco prima di sparire, aveva accusato sui social media l’ex vicepremier Zhang Gaoli di averla costretta a una relazione sessuale tre anni fa. Il post, immediatamente rimosso, aveva fatto il giro del mondo. Simon, che si è spinto oltre rispetto alla richiesta di un’indagine indipendente per far luce sul caso, ha detto che la Wta ha in programma dieci eventi in Cina per il 2022 per un valore di decine di milioni di dollari, ma che era disposto a ritirarli. “Siamo a un bivio nel nostro rapporto con la Cina e la nostra attività laggiù. Le donne devono essere rispettate e non censurate”.
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Alla CNN, Simon ha ribadito i suoi dubbi sull’autenticità della mail in cui la campionessa definisce “false” le sue accuse contro Zhang. “Non credo affatto sia la verità“, ha rincarato, descrivendo l’email una “messa in scena. Se è stata costretta a scriverla, se qualcuno l’ha scritta per lei, non lo sappiamo, ma finché non le parleremo di persona non saremo rassicurati”, ha concluso Simon.