ESCLUSIVA Notizie.com – Mina Welby: “Contenta per Mario, ora tocca ai medici”

La co-presidente dell’Associazione Coscioni commenta la vicenda di Mario, il camionista di Pesaro a cui è stato dato l’ok per il suicidio assistito

Mina Welby, in esclusiva a Notizie.com (Youtube)

Sono molto contenta per Mario e per la svolta che finalmente è arrivata. I giuristi hanno fatto un grosso lavoro, ora è arrivato il momento che entrino in azione i medici“. A dirlo ai microfoni di Notizie.com è Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby e co-presidente dell’associazione Luca Coscioni. La decisione del comitato etico dell’Als delle Marche, che ha dato il via libera al suicidio assistito di Mario, il camionista 43enne di Pesaro, tetrapelgico da 10 anni dopo un incidente stradale, ha portato alla luce una battaglia che l’Associazione Coscioni conduce in prima linea da tempo. “Mi aspetterei da parte dei medici delle linee guida. E se non le conoscono e hanno voglia di informarsi, hanno dei colleghi in Olanda, Belgio, Spagna, Portogallo e in Svizzera molto preparati, che possono dargli tutte le indicazioni sui farmaci”.

LEGGI ANCHE: Sentenza storica in Italia: via libera al primo suicidio assistito

Secondo Mina Welbi il caso di Mario può aprire una strada. “Lo ringrazio perchè ha dato l’occasione di far conoscere queste vicende a tutta Italia e rendere pubblico il lavoro iniziato da Marco Cappato ai tempi di Piergiorgio Welby, anche se lui non è riuscito ad avere una legge sull’eutanasia”. Dal caso del marito, tanta acqua è passata sotto i ponti. “C’è stata Luana Englaro,  Walter Piludu, Max Fanelli. Ogni situazione era diversa: alcuni hanno chiesto le interruzioni delle terapie, altri sono dovuti andare in Svizzera. Perchè le cure palliative o le sedazioni profonde non sono un’alternativa al suicidio assistito o all’eutanasia”.

Un concetto che Mina Welbi vuole chiarire, per differenziare le situazioni e far capire che non tutti possono essere trattati allo stesso modo. “Ci sono persone che possono morire con la sedazione profonda: una volta sedati non vengono più curati con terapie che il corpo non è più in grado di sopportare e arrivano alla morte. Altri, come Mario, vivono situazioni diverse. Per loro le cure palliative non servono. Esistono tanti tipi di sofferenza. Anche stare fermi tutto il giorno su un letto, vedere i propri parenti che non riescono più a gestire la situazione, capire di non riuscire più ad andare avanti è una sofferenza mostruosa. Intima. E’ difficile parlare di questa differenza, ma chi lo vive lo sa”. 

LEGGI ANCHE: ESCLUSIVA De Giuseppe (Le Iene): “Pantani? Speriamo sia tutto vero”

Mina Welby: “Oltre 3500 chiamate ricevute”

welby
Mina Welbi, co-presidente dell’Associazione Coscioni

In Italia diverse famiglie si sono rivolte all’Associazione Coscioni.Con il numero bianco, in pochi mesi abbiamo avuto più di 3554 chiamate con varie richieste. Come mandare il testamento biologico alla banca dati, altri ci hanno chiesto i contatti con medici specialisti, altri informazioni per le cure palliative o altre indicazioni”. La vicenda di Mario, ha riacceso in Mina i ricordi delle battaglie vissute al fianco del marito Piergiorgio. “Quando era ancora in vita aveva chiesto, nel 2002, al Comitato Nazionale di Bioetica, la possibilità che si discutesse almeno una legge sul testamento biologico. Quanto abbiamo dovuto attendere? Purtroppo fino al 2017. Quindici anni. La preoccupazione è che la legge sul testamento biologico portasse all’eutanasia. Ma non era quello il punto. Bisognava – continua ai microfoni di Notizie.com –  puntare e ne sono ancora convinta, sulla consapevolezza che alle persone possono essere risparmiate tante sofferenze. Ripeto: già oggi molti possono essere sedati e condotti alla morte, quando si arriva ad un certo punto. Perchè ad altri non è concessa una possibilità simile. Prendete Mario. Lui da solo non può mangiare. Non c’è una cura che possa interrotta. Bisognerebbe evitargli di essere nutrito e portarlo a morire di fame. Ma vi rendete conto che cosa inumana che sarebbe stata? In questo caso una persona tetrapelgica come lui ha diritto di avere una morte salva vita”.

 

Gestione cookie