Parla il giornalista di Sky racconta aneddoti e ricordi pazzeschi del Pibe de Oro da bambino fino al giorno più brutto
Nessuno può negare che sia il Re delle notizie sul calciomercato. Quando fa un annuncio in diretta tv o sui suoi profili social equivale quasi all’ufficialità di un nuovo acquisto. Un ragazzo in gamba, nonostante sia il più preparato, è umile e spontaneo, fin troppo serio quando si parla di mercato, ma non nominategli Maradona, se lo fate, occhio, si emoziona, tanto, ti rapisce e si lascia andare. Il 25 novembre del 2020 annunciò la morte del Pibe de Oro in diretta a Sky, non riuscì a trattenere le lacrime. Per il giornalista Gianluca di Marzio non era solo un idolo o il più grande calciatore del Napoli, ma soprattutto il protagonista di mille racconti che il papà Gianni gli aveva farro sin da quando era piccolo.
E quei racconti, piano piano che quel bambino cresceva, prendevano sempre più forma. A distanza di un anno esatto, Gianluca Di Marzio ricorda bene quel giorno e lo condivide con Notizie.com: “Ci stavo pensando proprio ieri che è già passato un anno da quel giorno, triste e folle allo stesso tempo. Ero andato via da Sky, quando ero alla sbarra del garage, mi arriva un messaggio che Diego era morto, sono tornato in redazione per dare una mano, tutti mi guardavano perché pendevano dalle mie labbra, ma io, nonostante i contatti, non sapevo dove sbattere la testa. Ero agitato perché da una parte cercavo conferme da Dieguito, il figlio, che in quei giorni era in ospedale a causa del Covid e dall’altra dal suo manager storico Stefano Ceci. Di quel giorno ricordo bene lo smarrimento del figlio che, sempre a distanza come ha vissuto la sua storia col padre, anche in quel momento non riusciva a vivere in maniera normale la scomparsa del papà”.
“Papà venne rapito, buttato dentro una macchina per andare a scoprire Diego”
Per Gianluca, Diego Armando Maradona, rappresenta un idolo giovanile ma soprattutto una delle persone a cui il papà tiene di più. “Si portava la sua foto come fosse un santino”, dice scherzando Gianluca che poi riprende: “Diego era affezionato a mio padre, gli voleva bene per davvero perché tutto successe nel 1978, quando in Argentina c’erano i mondiali e papà, all’epoca allenatore del Napoli, andò laggiù insieme a Radice e Trapattoni, il top in quel momento, per vedere il mondiale ma anche per fare una sorta di aggiornamento professionale. Ebbene, dopo qualche giorno che era arrivato, si presentò in albergo Settimio Aloisio, poi diventato procuratore di Batistuta, ma nel ’78 era un dirigente importante dell’Argentinos Junior. Erano amici e gli disse: Gianni vieni con me ti devo far vedere un ragazzo eccezionale, te lo porti a Napoli all’istante”.
Gianluca Di Marzio non si frena ed è un piacere ascoltarlo, l’aneddoto è pazzesco: ” Mio padre era restio ad andare, chiunque gli diceva ho il giocatore giusto per te, ma alla fine diciamo che si convinse”. In che senso gli chiediamo. “Venne preso di forza, quasi rapito e buttato dentro una macchina, papà non era tranquillo, in quel momento in Argentina c’era la dittatura, e chiese al giornalista Angelo Pesciaroli di accompagnarlo. Arrivarono a Villa Fiorita, in una povertà pazzesca, per vedere giocare Diego, ma lui non c’era, era troppo nervoso per essere stato scartato da Menotti per i mondiali, mio padre si innervosì parecchio, ma poi andarono a casa di Diego a convincerlo a giocare. Ci riuscirono, ma dopo 15 minuti papà bloccò tutto, riandarono in albergo e gli fece firmare un contratto per il Napoli su carta intestata dell’albergo. All’epoca si poteva fare. Chiamò subito Ferlaino, l’operazione sarebbe venuta a costare 350 milioni, ma siccome erano chiuse le frontiere doveva essere parcheggiato per due anni in Belgio o in Olanda e poi nell’80 sarebbe arrivato al Napoli, ma Ferlaino non se la sentì e tutto naufragò”
“Realizzai il mio sogno facendo un’intervista esclusiva con Diego”
Poi però Maradona venne al Napoli nel 1984. “Si per una cifra ben superiore a 350 milioni di lire, Ferlaino se ne pentì credo, anche perché quando riaprirono le frontiere venne preso l’olandese Kroll, ma non fece bene. Quando arrivò a Napoli, papà non lo vide spesso anche perché teneva molto a Diego, non vivevano a Napoli e poi rispettava molto la sua privacy, ma Diego gli voleva bene. Non l’ha mai dimenticato. Pensi che, nel periodo che era in Argentina, mandava Maradona a comprare le sigarette, si rende conto…(risata ndr). Mio padre si è fatto comprare le sigarette da Maradona, ma al di là di questo, papà gli voleva bene, gli aveva promesso che sarebbe andato al Napoli. Talmente ci teneva che, appena rientrato in Italia, sempre nel ’78, la prima cosa che fece, fu quella di inviargli tante magliette, tra cui quella del Napoli, perché quel giorno a Villa Fiorita, mio padre si rese conto in che gravissime condizioni viveva Diego. E questo Diego stesso non l’ha mai dimenticato”.
Ma per Gianluca, oltre ad averlo potuto conoscere da bambino, si è tolto la soddisfazione personale di intervistarlo una volta diventato giornalista e inviato di Sky agli europei del 2016 (qui sotto c’è il video di quel giorno): “Riuscì a scoprire dove era in albergo e tentammo di andarci. Mi ero messo d’accordo col suo manager Stefano Ceci, ma si raccomandò: guarda Gianlu no ti assicuro nulla, se tante volte beve un bicchierino di vino, può succedere di tutto anche se l’intervista non te la fa. Ci mettemmo la fuori e aspettammo. Una volta arrivata la macchina, ci presentammo, ma i bodyguard ci scansarono per mandarci via, io gli urlai: sono il figlio di Gianni Di Marzio e lì Diego fece tipo Mosè, si fece largo tra le guardie del corpo e mi disse: faccio l’intervista con questo ragazzo, devo molto a suo padre e voglio ricambiare con questa piccola cosa. Andammo in diretta, feci un bello scoop, ma non è tanto quello. In quel momento avevo realizzato il mio sogno più grande”.