La rivista Science Advances pubblica la ricerca sui casi di coaguli dopo il vaccino Astrazeneca: Oxford non commenta.
Un team di scienziati gallesi e americani ha trovato una prima risposta ai coaguli del sangue che hanno messo in discussione l’impatto sull’organismo del vaccino Astrazeneca. Sostengono di aver intercettato una proteina del sangue, che in seguito alla somministrazione del farmaco sarebbe attratta da alcune componenti, scatenando una reazione a catena che coinvolge il sistema immunitario.
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Alan Parker, uno dei ricercatori, ha chiarito quale sarebbe la dinamica che innesca poi i pur rari coaguli scoperti. In sostanza il vettore virale utilizzato nel vaccino di Oxford attrae la proteina del fattore 4 delle piastrine. Sarebbe solo “il grilletto”, ha affermato lo scienziato alla Bbc, perché per arrivare ai coaguli, dovrebbero poi presentarsi altri fattori. Che in alcuni casi hanno creato però problemi. Anche gravi.
Per scoprire le cause scatenanti dei coaguli, il team di ricercatori ha utilizzato una tecnica molto avanzata. Chiamata microscopio crioelettrico. É stata notata una sorta di reazione magnetica, così spiegata dal professor Parker. “C’è una fase in cui l’adenovirus, che ha una superfice fortemente negativa, e il fattore quattro delle piastrine, che invece è estremamente positivo, entrano in contatto”.
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Da qui l’innesco della reazione. “La ricerca non è definitiva, ma offre spunti interessanti anche ad Astrazeneca. Siamo tutti alla ricerca di modi per rimuovere questo raro effetto collaterale”. L’università di Oxford ha rifiutato di commentare i dati emersi dalla ricerca, ma intanto la somministrazione ha incassato un brusco calo. Astrazeneca ribadisce che il vaccino ha salvato più di 1 milione di vite in tutto il mondo, ma i casi di coaguli nel sangue, anche se estremamente ridotti, hanno frenato la somministrazione, che nei booster viene iniettata con l’Mrna messaggero.