Continua la spaccatura di opinioni intorno a Il Potere del Cane di Jane Campion e, dopo l’uscita su Netflix, vi proponiamo una breve analisi.
L’uscita su Netflix, il primo Dicembre 2021, è stata indubbiamente preceduta da un attesa a dir poco bipolare, costellata sia di cieche esaltazioni, che di poderose stroncature. Anche per questo, una cospicua curiosità era il sentimento protagonista durante il primo approccio alla nuova opera di Jane Campion, tornata sul grande schermo dopo dodici anni, con un western atipico ambientato nel Montana del 1925. Tratto dall’omonimo romanzo, composto nel 1967 da Thomas Savage, Il poter del Cane tenta di rifarsi alla struttura letteraria, dividendo in cinque capitoli la vicenda di Phil Burbank (Benedict Cumberbatch), un livoroso cowboy alle prese con la nuova famiglia del fratello George (Jesse Piemons), composta dalla moglie Rose (Kirsten Dunst) e dal figlio Peter (Kodi Smith-Mcphee), orfano di padre.
Il confronto-scontro di Phil con Rose si comporrà di violenti silenzi e gesti apparentemente innocui, dotati però di una subdola ferocia emotiva, gettando Rose in una spirale di tormentata oppressione. Le motivazioni di Phil sono fin troppo chiare già dai primi istanti del film, rendendo totalmente superflua quella che doveva essere per lo spettatore, una stimolante indagine psicologica. La gestione drammaturgica di una dilagante mascolinità tossica e della latente omosessualità del protagonista, è purtroppo estremamente didascalica, soprattutto nella relazione formatosi con il figlio Peter. Proprio nell’evoluzione del rapporto tra i due, emerge la delusione più scottante, causata della generale superficialità di una caratterizzazione solo abbozzata, da cui scaturiscono situazioni e riflessioni già abbondantemente esplorate dal cinema contemporaneo. La recitazione sublime dei suoi interpreti, un sonoro estremamente curato e, come di consueto per la Campion, una regia alquanto raffinata, concorrono a renderlo un buon film, colpevole solo di aver percorso con manifesta prevedibilità, una strada già ampiamente battuta.
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La visione su Netflix è comunque fortemente consigliata, anche al solo scopo di farvi una vostra idea slegata da commenti e recensioni sorprendentemente discordanti, su quello che rimane uno dei film più importanti dell’anno.