L’ex difensore della nazionale e dell’Inter racconta il rapporto con lo Special One: “Nessuno sa giocare sulla psicologia come lui”
In campo non si arrendeva mai e, spesso, andava anche sopra le righe, con interventi e falli al limite della regolarità. Nonostante questo, tanti lo ricordano per la sua bravura in difesa, per la testata che ha ricevuto da Zidane nella finale mondiale del 2006, ma anche per il rapporto incredibile con Jose Mourinho. Per Marco Materazzi quasi un secondo padre. Ne ha avuti tanti di allenatori nella sua carriera e anche alcuni davvero importanti, ma come si è trovato col portoghese “non si può descrivere”.
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“Lui è lo stesso di sempre – ha raccontato Materazzi in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport -, per me non è cambiato. Adesso è in una piazza diversa, non facile ma stimolante: è come se fosse un “reset” nella carriera ed è chiaro che, al di là di questa partita in cui siamo avversari, tutti facciamo e faremo sempre un po’ il tifo per lui”.
Per Marco Materazzi parlare di José Mourinho è come raccontare un pezzo della sua vita e si nota per le cose che dice e per come le racconta. In particolare ci fu un episodio prima di giocare la finale di coppa Italia del 2010 all’Olimpico, era la gara di andata e tutto successe prima di entrare in campo. Una cosa che l’ex difensore della nazionale campione del mondo e dell’Inter difficilmente dimentica.
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Con Mourinho ce ne sono tanti di aneddoti, ma secondo l’ex giocatore questo in particolare fa capire bene chi è e che cosa rappresenta l’allenatore portoghese all’interno di uno spogliatoio: “José si infuriò perché prima della partita con la Roma suonarono l’inno dei giallorossi: erano loro in casa, non poteva farci proprio niente, ma era quello il suo particolare modo di spronarci. Nessuno sa giocare sulla psicologia come lui e poi aveva costruito una squadra che era più forte di tutte le avversità”. Ed in effetti il campo e la storia sono lì, a testimoniarlo.