Un caso di maltrattamenti a Torino, che vede vittime due bambini di origini nigeriane, ricorda la vicenda di Bibbiano.
Sembra Bibbiano, ma non lo è. La storia, però, ci somiglia molto e vede al centro due bimbi, un fratello e una sorella di origini nigeriane, che dal 2013 al 2021 sarebbero stati maltrattati per otto anni da una coppia che li aveva in affidamento, dopo che erano stati affidati loro dalla “casa affido” dei servizi sociali presso il Comune di Torino. Per loro, due divieti di avvicinamento. Si tratta di una coppia di donne a cui i carabinieri hanno notificato il divieto di avvicinamento ai due bambini di cui avevano ottenuto l’affido nel 2013. Nel corso delle operazioni, sono stati perquisiti uffici della psicoterapeuta coinvolta nelle dinamiche di collocamento dei minori oggetto di accertamento.
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L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Giulia Rizzo, è a sua volta nata da un stralcio di un’inchiesta del 2019, proprio per verificare le modalità di affido e mantenimento dei minori, per accertare eventuali collegamenti con Bibbiano. “Finalmente si accende anche a Torino un faro degli inquirenti sul sistema piemontese dell’allontanamento dei minori. Evidentemente la relazione della nostra indagine conoscitiva in consiglio regionale, che ho portato con un esposto proprio ai carabinieri, si è rivelata utile a far emergere la verità“, ha commentato l’assessore regionale Maurizio Marrone. Duro anche Jacopo Rosatelli, Assessore alle politiche sociali del Comune di Torino: “Mentre seguo con attenzione lo sviluppo delle indagini della Procura di Torino in materia di affidi, confermo la mia fiducia nell’operato dei Servizi sociali della Città di Torino, che da sempre rappresentano un modello positivo per l’affermazione e la tutela dell’interesse superiore dei e delle minori. Torino non è come Bibbiano”.
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“L’indagine della procura di Torino sulle modalità di affido di minori allontanati dalle famiglie di origine fa riaffiorare lo spettro del ‘sistema Bibbiano’. Mi auguro che la magistratura approfondisca rapidamente tutte le responsabilità, perché non c’è nulla di più disgustoso del business di bambini che abbiamo conosciuto con lo scandalo di Bibbiano e che sembra essersi riproposto nel capoluogo piemontese”, commenta Licia Ronzulli, presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia ricordando che lo Stato deve garantire a tutte le famiglie la possibilità di crescere i propri figli e ribadendo la necessità di limitare “lo strapotere dei servizi sociali che troppo spesso operano in modo opaco e senza tener realmente conto del bene dei bambini”.