Lo Chef Bobo Cerea, 7 stelle Michelin, ha approfondito gli aspetti del nuovo decreto sul Super Green Pass: “Al momento poche disdette, ma è stato fatto poco per il settore”
Studio, applicazione, molti stage per approfondire tutti gli aspetti degli alimenti, della cucina, dell’accoglienza ai clienti. Roberto Cerea, per tutti Bobo, è uno dei massimi esponenti della cucina italiana. Un manifesto dell’arte culinaria tricolore esportata anche all’estero. Apprezzatissimo nel nostro paese e famosissimo anche fuori dai confini, Cerea è uno chef pluristellato. Gli ambiti premi della guida Michelin lo hanno incoronato come uno dei più autorevoli e apprezzati executive chef. Il suo segreto non è solo nella ricerca continua e nello studio del cibo, ma anche in una famiglia che grazie all’intuizione di papà Vittorio ha saputo prendersi la scena.
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Il resto lo hanno fatto la continua evoluzione sempre all’insegna delle tradizioni, lo stile inconfondibile, la cura di tutti gli aspetti dell’esperienza che il cliente vive quando entra nei ristoranti della famiglia Cerea. Come tutti i ristoratori anche Bobo e lo staff hanno incassato lo stop nelle prime fasi della pandemia, e ora saranno costretti a fare i conti con le nuove limitazioni. L’entrata in vigore del Super Green Pass costringe infatti uno dei settori più penalizzati a controlli severi, e probabilmente anche ad un calo nei profitti che dai piccoli ai più autorevoli protagonisti della categoria può creare pesanti disagi.
A Notizie.com Cerea ha confessato le difficoltà e il lavoro svolto per arginare la crisi che ha investito il settore. “L’entrata in vigore del nuovo decreto per ora almeno a noi non ha creato problemi – ha affermato – e spero davvero per tutti che il trend sia questo. Da noi le prenotazioni vanno di mese in mese e non abbiamo avuto disdette, ma il discorso è più ampio”.
Cerea si spiega meglio in esclusiva a Notizie.com. “La nostra famiglia si è sempre rimboccata le maniche nelle difficoltà, e il settore ha provato in tutti i modi rispondere alla crisi con il lavoro. Basta pensare che il nostro ristorante a Shangai, aperto nel 2019, ha incassato dopo 3 mesi la prima stella Michelin, e nel 2020 la seconda”. Proprio durante la pandemia quindi. E a tal proposito, la domanda sulle differenze nelle misure prese in Italia e nelle altre nazioni incassa una risposta netta.
Bobo Cerea spiega a Notizie.com le differenze fra le regole imposte in Italia e nelle altre nazioni. “A Shangai non so come abbiano fatto, ma nonostante l’impatto forte del Covid la nostra e le altre attività non si sono bloccate. Basta pensare che nel 2020 per noi sono arrivate le due stelle Michelin”. Differenze quindi, che Cerea, executive chef in una famiglia da sette stelle Michelin, ci ha spiegato in esclusiva in maniera chiara.
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In una sua partecipazione a Masterchef, Cannavacciuolo paragonò la sua attività ai grandi monumenti italiani. Questo per far capire quanto il cibo in Italia sia veicolo di turismo, nazionale e internazionale. Servirebbe quindi maggiore attenzione. Che secondo Cerea non è proporzionale a quanto il settore garantisce in termini di ritorno al nostro paese. “Ricordo quel complimento, e questo è un passaggio fondamentale per capire cosa accade nel settore. Siamo stati aiutati poco, ma non serve lamentarsi, perché c’è da lavorare sempre e migliorarsi anche nelle difficoltà. Quando abbiamo incassato le 3 stelle Michelin ci siamo resi conto che arrivavano curiosi da tutte le parti d’Europa.
Poi approfondisce: “Il mondo enogastronomico muove l’azienda Italia. Crea indotto, incentiva il turismo, spinge le persone a conoscere e visitare tutto ciò che di bello e storico partendo da una esperienza in un ristorante. Bisognerebbe capire questo – confessa – e noi ci abbiamo provato. Abbiamo intercettato ministri ed esponenti politici, chiedendo attenzione per il settore”. La risposta? “Nessuna”. E invece bisognerebbe ascoltare e provare a dare risposte a chi ha portato in alto la cucina italiana e un settore fra i più penalizzati negli ultimi anni.