Il “premio Atreju” è stato consegnato a Gianni Forti, lo zio di Chico Forti. In attesa del suo rimpatrio, ripercorriamo la sua storia
Si torna a parlare di Chico Forti dopo che Giorgia Meloni, insieme al senatore Trentino Andrea De Bertoldi, ha consegnato ieri sera il “premio Atreju” nelle mani di Gianni Forti, lo zio di Chico. Il premio, consegnato alla fine della storica kermesse della destra italiana, a piazza Risorgimento a Roma, premia Chico come simbolo di speranza affinché resti altissima l’attenzione del governo nei confronti del trasferimento di Forti. Tra gli ospiti di ieri del dibattito, sono intervenuti anche Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico e Luigi di Maio, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. Inoltre nei giorni scorsi Marta Cartabia si è recata negli Stati Uniti per affrontare con le autorità americane il dossier che riguarda la prigionia dell’ex surfista e imprenditore che dovrebbe essere trasferito in Italia. L’accordo per il rimpatrio è stato ottenuto dopo vari accordi e negoziazioni ma, di fatto, la vicenda di Chico Forti rimane una delle più intricate della storia della giustizia italiana.
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La storia giudiziaria di Chico, intanto atleta di fama e personaggio noto per aver partecipato ad alcuni quiz con passi dell’imprenditoria, inizia il 15 febbraio 1998 quando Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel a Ibiza, viene trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami. Forti è da subito il principale indiziato. Secondo l’accusa, il movente dell’omicidio una truffa di Forti ai danni di Anthony Pike. Così, nel 2000 viene condannato all’ergastolo senza la possibilità di liberazione condizionale. Ha scontato parte della sua pena al Dade correctional institution di Florida City e al South Florida reception center di Doral ma, da sempre, Chico ritiene di essere vittima di un errore giudiziario
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Il processo, però, si sarebbe svolto con moltissime imprecisioni. Manca un movente, l’arma del delitto, dei testimoni, la prova del Dna. Dale Pike è stato ucciso il 15 febbraio del 1998 in un boschetto confinante con una spiaggia, freddato da due colpi di pistola calibro 22 sparati alla nuca. La spiaggia si trova nei pressi del parcheggio del ristorante dove Forti lo aveva accompagnato e lasciato. Pike voleva vendere l’hotel a Forti: tuttavia, quell’albero non era più di sua proprietà. Il corpo di Dale Pike è stato ritrovato il 16 febbraio, denudato e con accanto alcuni oggetti personali, fra cui una scheda telefonica contenente le tracce delle ultime chiamate fatte a Chico Forti poco tempo prima della morte. La pistola da cui sarebbero partiti i colpi non è mai stata trovata e la prova del Dna è risultata negativa.
“Ho una bellissima notizia da darvi: Chico Forti tornerà in Italia”, così, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato, la sera del 23 dicembre 2020, una notizia sull’imprenditore e produttore televisivo italiano, ormai 61enne di origine trentina. Nel dicembre 2019 era stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro a dichiarare l’intenzione del governo italiano di chiedere la grazia per Forti al governatore della Florida. Il Governatore della Florida Ron DeSantis avrebbe accolto l’istanza di Chico Forti di potersi avvalere dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo ed essere trasferito in Italia.