Il dirigente sportivo, che nel 2005 ha vestito anche la maglia blaugrana, ha spiegato le cause dell’eliminazione del Barcellona dalla Champions League.
Fuori dalla Champions League già alla fase a gironi. Non succedeva da vent’anni, e c’è da stupirsi se ti chiami Barcellona. Alla prima stagione senza il suo calciatore più rappresentativo, i blaugrana si sono sciolti come neve al sole, arrivando terzi alle spalle di Bayern Monaco e Benfica. Il ko per 3-0 in Germania è costato il passaggio del turno e la conseguente retrocessione in Europa League.
L’addio di Messi sembra essere il primo motivo di quanto successo al Barcellona in Champions. Anche se non è l’unico. Ad approfondire il discorso ci ha pensato Demetrio Albertini, presidente del settore tecnico della Figc ed ex centrocampista blaugrana. Al Camp Nou ha concluso la sua carriera da calciatore, durata più di 15 anni, rendendolo uno dei calciatori di maggior spessore del panorama europeo a metà degli anni ’90.
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Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Notizie.com, Demetrio Albertini ha spiegato le cause che stanno dietro alla storica eliminazione del Barcellona in Champions League. “Bisogna guardare quella che è la realtà – ha detto il dirigente sportivo – Oggi è un Barcellona diverso da quello degli ultimi 20 anni. Primo perché non ha più Messi. E poi quando hai la fortuna di avere il calciatore più forte del mondo per tanti anni, riesci anche a nascondere delle problematiche. Ed è una cosa fisiologica, quindi bisogna fare qualcosa di diverso. Cioè quello che hai fatto fino a oggi non va bene. Bisogna affrontare il problema, non c’è altra soluzione”.
Tutto su Xavi. Il club blaugrana, visto il momento di grande difficoltà, nelle scorse settimane ha deciso di affidarsi a una delle sue bandiere. “Non spetta a me dire se sia la scelta giusta, da una parte con Xavi abbiamo condiviso diversi momenti insieme, c’è un legame forte con il calciatore. Non so poi quale sia stata la sua evoluzione dal punto di vista dell’allenatore. Sicuramente il suo ritorno è una cosa che può aiutare, però ci vuole anche un po’ di esperienza per cercare di capire quelle che sono le diversità del presente rispetto al passato”.
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Essendo scesa in Europa League, il Barcellona dovrà giocarsi il posto agli ottavi tramite il playoff con una delle seconde dei gironi. Ma il nome non basta a essere la favorita per la vittoria finale. “Il calcio è strano – ha continuato Albertini – è una squadra molto giovane. Negli ultimi anni aveva abbandonato quella che era la crescita dei calciatori all’interno, forse anche questo è stato un po’ il problema. Adesso al suo interno ha diversi giovani, che devono crescere. Diciamo che c’è una cosa: o si vince o si impara. Devi fare tesoro di quello che è successo. I nuovi giocatori devono entrare in fretta nella filosofia del nuovo allenatore e in Europa League possono riuscire a dire la loro e avere meno pressioni”.
In conclusione anche una battuta su quella che è stata la gestione societaria negli ultimi anni: “Se tiri troppo la corda va a finire che si spezzi. Oggettivamente è sotto gli occhi di tutti l’indebitamento, che c’è era prima della pandemia e che il covid ha solo messo in evidenza e aggravato. Non si può in una gestione societaria così importante essere sempre sul filo del rasoio”.