Enrico Neri da bambino giocava con Paolo Rossi ai videogame e lo trascinò in una partita con gli amici: “Manca molto, era un uomo pulito, diverso dai calciatori moderni, come lui solo Totti”. Il ricordo ad un anno dalla scomparsa
“Capire tu non puoi, se non sei come noi”. É questa la frase che compare sullo stato Whatsapp di Enrico Neri. É un dottore di Vicenza. Prima ancora un bambino che frequentava la sala giochi di un bar, in cui Paolo Rossi passava e si fermava a scambiare due chiacchiere con le persone. Lo convinse a giocare con lui, e lo trascinò anche in un campetto di fortuna per scambiare due calci al pallone con gli amici. In quella frase scritta sul profilo racchiude le sensazioni, la storia, il racconto di ciò che è il Vicenza, e di quegli anni in cui Pablito non era solo un bomber implacabile, ma un eroe che apparteneva al popolo.
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“É così – ha dichiarato a Notizie.com – è la sua storia a dirlo. Io ero bambino quando Paolo Rossi entrava in quel bar. Vinceva sempre lui, giocavamo in coppia, ma io perdevo, e lui mi lasciava la sua partita. Aveva sempre da regalare un sorriso. Era il suo modo per trasmettere la passione ai giovani. Io non ero ancora entrato nel mondo ultras – sottolinea – ero solo un bambino che tifava per il Vicenza, ma lui era qualcosa in più. Era un pezzo di calcio che non esiste più. E che manca troppo”. Poi si spiega. “Ricordo quando tornò dopo lo scandalo del calcio scommesse. Era sempre in quel bar, e disse che non c’entrava nulla. Era vero, e quel sorriso amaro era il suo modo per preservare la passione e trasmetterla ad un bimbo come me. Quella passione che è stata superata dai riflettori e da tante altre cose che prima non appartenevano al calcio”.
Il medico di Vicenza Enrico Neri: “Che aneddoto su Paolo Rossi in quei mondiali”
Enrico Neri riuscì a conquistare il suo idolo, facendolo diventare un amico. “Non fu merito mio, ma suo. Era capace di trasmettere ciò che dava in campo anche fuori. Era una icona del calcio – ha detto il medico di Vicenza a Notizie.com – un calciatore che amava ciò che faceva. Lui pensava solo a fare bene, a promuovere i valori che aveva in mezzo alla gente”. E da Vicenza diventò poi l’eroe di una nazione intera. “Ricordo un aneddoto – racconta Enrico Neri -, di un bambino per il quale Paolo Rossi era più che un attaccante. Io quel mondiale del 1982 lo seguii dalla casa del mare”.
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E poi racconta la sua gioia. Con la voce un po’ rotta dalla commozione ad un anno dalla scomparsa di Pablito. “Ad ogni gol che faceva Rossi correvo come un matto a fare il bagno. E gridavo a tutti che aveva segnato di nuovo. Che era stato lui. Quell’uomo, prima ancora che calciatore, in grado di far battere i cuori all’Italia. Lo meritava, perché quello scandalo che lo travolse non fu una cosa giusta”. Resta quindi l’ultimo eroe romantico del calcio italiano? “Credo che solo un calciatore possa avvicinarsi a Paolo Rossi”.
Enrico Neri su Paolo Rossi: “Solo un altro calciatore è come lui”
“Non ricordarlo durante il Pallone d’oro è stato un messaggio chiaro di cosa è il calcio moderno. Business, social, tutt’altra cosa rispetto a ciò che era Paolo Rossi. Ora fa più notizia chi ha molti followers sui social rispetto a chi davvero ha dato qualcosa al calcio e alla gente”. Difficile non essere d’accordo con Enrico Neri. Pablito, ad un anno dalla scomparsa, potrebbe essere quindi uno degli ultimi eroi popolari del calcio.
“Credo che come lui ci sia solo Francesco Totti. Ciò che ha fatto per la Roma e per la capitale è simile a quanto fatto da Paolo Rossi. C’era per tutti, era innamorato così tanto di ciò che faceva da avere sempre la forza di rialzarsi”. E di dare un sorriso a un bambino? “Certo, a Paolo riusciva bene. E manca. Non solo a me, ma ad un calcio che avrebbe tremendamente bisogno di una figura come lui”.