L’ex presidente blucerchiato è arrivato al quinto giorno di detenzione presso il carcere di San Vittore: “Non capisco perché sono qui, mi dispiace per i miei dipendenti che rischiano di perdere il lavoro”.
Una domanda a cui non riesce a dare una risposta: “Perché sono qui?”. Se lo chiede Massimo Ferrero, ex presidente della Sampdoria, arrivato al quinto giorno di detenzione a San Vittore. La carcerazione è arrivata dopo le varie ipotesi di reato formulate dal Procura di Paola nel Cosentino, tra queste la bancarotta aggravata fraudolenta. Carcerazione “protetta”, Ferrero è infatti stato sistemato in una sezione del penitenziario per permettergli l’isolamento e la quarantena anti-covid. Nelle intenzioni non ci sarebbe quella di spostarlo tra gli altri detenuti anche nell’eventualità in cui la sua permanenza dovesse prolungarsi.
LEGGI ANCHE QUESTO: Sampdoria, Ferrero firma le dimissioni. E spunta un retroscena…
“Mi sento crollare il mondo addosso”
Ferrero, come riportato dalla Gazzetta dello Sport, è preoccupato per le sue aziende e le famiglie dei suoi dipendenti: “Ne ho 600 sotto di me, tutti rischiano ora di non lavorare più. Mi trovo qui a 70 anni, di tutto ciò non riesco proprio a farmi una ragione. Essere qui mi ha fatto crollare il mondo addosso, vorrei sentire i miei figli, soltanto per loro sto reggendo questa situazione”. La prossima settimana il Tribunale del Riesame di Catanzaro fisserà la data dell’udienza per discutere sugli arresti domiciliari che attenuerebbero così la misura della custodia cautelare. Ferrero trova anche il modo per scherzare: “Vorrei fare una chiamata a Quagliarella”, dice ribadendo il rapporto umano che si è consolidato con il capitano della Samp. Infine: “Faccio i complimenti a chi gestisce questa struttura, sono dei signori e sono stato trattato bene, sono soltanto sottopagati”.