Fin dall’inizio dello scoppio della pandemia il Papa ha richiamato la politica al proprio dovere morale, eppure tante parole sembrano non essere servite finora. Così è arrivato a un vero e proprio gesto di testimonianza, davanti a tutti.
Già nel marzo 2020 il Papa aveva affidato a Dio l’umanità ferita dal Coronavirus, chiedendo in diretta televisiva mondiale di non essere lasciati “in balìa della tempesta”. Da allora è stato un profluvio di appelli di Bergoglio a farsi carico delle responsabilità dovute alle chiusure continue e ai contagi in aumento. Non tanto di gestione materiale, ma invitando a guardare più in profondità il dolore tra la popolazione.
Lo scorso giugno, parlando ai fedeli in Piazza San Pietro durante l’Angelus, spiegò meglio quale fosse il suo richiamo. “La malattia più grande della vita è la pandemia, il cancro? No, è la mancanza di amore, è non riuscire ad amare“, disse Francesco, generando a volte una sorta di stupore. L’ultimo è appello lo ha lanciato tornando dal viaggio in Grecia, durante la consueta conferenza stampa con i giornalisti in aereo.
Dopo avere risposto a una domanda sulla volontà da parte dell’Unione europea di “cancellare” con un tratto di penna il Natale e i nomi della tradizione cristiana, bollando l’operazione come “la moda di una laicità annacquata“, il Papa ha parlato di una “democrazia in pericolo”.
La Grecia è “la culla della civiltà”, patria della polis, Paese che “può essere definito la memoria d’Europa”, aveva affermato. Eppure oggi sono minacciate da un “arretramento democratico”, dovuto a un “autoritarismo sbrigativo” che genera “preoccupazione del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra Patria Europa”, e che invita “a porre coraggiosamente basi nuove, fortemente radicate”.
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In primis, passando “dall’impegnarsi solo a sostenere la propria parte al coinvolgersi attivamente per la promozione di tutti”. Di fronte a nuove restrizioni e alle proteste che emergono in diversi Paesi occidentali, il Papa ha deciso allora di andare oltre, e a suo modo di “scendere in strada” e farsi carico in prima persona del coinvolgimento di tutti, e in particolare con le persone che maggiormente hanno sofferto questo stato di emergenza sanitaria.
Come? Incontrandole in diretta televisiva e lanciando una vera e propria testimonianza di “senso civico”, oltre che di carità cristiana. Lo ha fatto su Canale 5 con il giornalista Fabio Marchese Ragona, durante lo speciale “Francesco e gli Invisibili – Il Papa incontra gli ultimi”. Il Papa ha infatti incontrando quattro persone che hanno perso tutto “tranne la speranza”, spiegano i media vaticani.
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Le quattro persone hanno dialogato a fondo con Francesco affrontando i loro problemi. Giovanna, ad esempio, è una donna vittima di violenze domestiche, che proprio durante la pandemia è rimasta senza lavoro e senza casa. Maria invece è una senzatetto che ha vissuto numerosi anni per le strade della città, prima di essere accolta da un centro di accoglienza specializzato per le persone senza fissa dimora.
In seguito Francesco ha incontrato Pierdonato, un ergastolano in carcere da 25 anni che ha però compreso i proprio errori grazie allo studio e alla preghiera, e ora sta intraprendendo un percorso di giustizia “riparativa”. Infine, l’ultima di queste persone è Maristella, una scout di 18 anni che si è fatta interprete di tutti quei ragazzi che con il lockdown si sono sentiti totalmente abbandonati dalle istituzioni, relegati in casa dopo avere perso i contatti con amici e compagni di scuola, finendo in un vortice di problemi anche di natura psicologica.
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A loro Bergoglio ha indicato una strada per vivere il Natale che arriva nel modo migliore, con gioia e speranza. E ha invitato a tutti, in primis i politici e le istituzioni che troppo spesso si sono dimenticate, presi dai freddi numeri dei contagi e dell’economia, di rivolgere lo sguardo verso chi davvero ne ha sofferto più degli altri, i cosiddetti “invisibili”.