Il caso dell’archiviazione della denuncia di stupro ai danni di una donna da parte del marito rischia di generare un pericoloso precedente
“L’uomo deve vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale“. Con questa motivazione una giudice della Procura di Benevento ha archiviato la denuncia di stupro ai danni una donna da parte del marito.
Una sentenza che ha lasciato parecchio stupore e non poche critiche. Tra i commenti, abbiamo raccolto la dichiarazione Antonella Veltri, presidente di D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), associazione che da anni si batte per il contrasto e il superamento della violenza maschile sulle donne e che opera nei centri antiviolenza sparsi per l’Italia.
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“Le motivazioni dell’archiviazione disposta dalla Procura di Benevento lasciano esterrefatte, considerando che corre l’anno 2021 e la riforma del Codice della famiglia ha ormai quasi 50 anni” afferma Veltri in esclusiva per Notizie.com. “Siamo di fronte a un vero e proprio campionario della vittimizzazione secondaria: c’è la sottovalutazione della violenza, anche quando le minacce sono proferite con un coltello in mano; ci sono tutti i pregiudizi nei confronti delle donne, in cui il ‘no’ a un rapporto sessuale non è altro che una ‘reticenza’ che è legittimo vincere, e in cui il matrimonio sembra ancora quello del Codice Rocco, in cui era il marito, il pater familias, a disporre e ordinare, e la moglie a dover ubbidire“.
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I casi di violenza sulle donne, in particolare domestica, sono in grave aumento. Solo nel 2021 siamo già a 109 casi accertati. “Ricordo che dietro a un gran numero di femminicidi, compreso l’ultimo in ordine di tempo, quello di Mihaela Kleics, ci sono denunce che sono finite archiviate, che non hanno portato a misure di protezione” continua la presidente di D.i.Re.
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Cosa fare allora? “Le leggi ci sono. Ma se chi le applica lo fa alla luce di convinzioni personali di questo tipo, servono a poco. Non crediamo servano nuovi dispositivi. Quello che serve alle donne è essere ascoltate e credute dalle forze dell’ordine ed essere tutelate nei tribunali” ha concluso Veltri.