L’esponente radicale è in sciopero della fame per far approvare una proposta che migliori la condizione disastrosa delle carceri italiane
Rita Bernardini è in sciopero della fame. La storica dirigente del Partito Radicale e presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino, dal 5 dicembre porta avanti la sua iniziativa per accedere l’attenzione sulle difficili condizioni in cui si trova la popolazione carceraria italiana. Un problema da sempre attuale e che la politica non ha mai affrontato con la dovuta decisione.
Non una protesta ma una proposta, come spiega meglio l’ex-parlamentare: “Sosteniamo i progetti elaborati da Nessuno tocchi Caino e dal Partito Radicale, portate avanti dal deputato Roberto Giachetti, che riguardano la liberazione anticipata speciale per i due anni di pandemia – dice a Notizie.com. La proposta prevede che, invece dei 45 giorni di liberazione anticipata elaborati ogni semestre in caso di buona condotta, il tempo venga portato a 75 giorni. C’è poi un’altra proposta, più strutturale, che prevede di cambiare la legge da 45 giorni a 60“.
L’appoggio è bipartisan e vede coinvolti gli esponenti di diversi partiti. “Vogliamo responsabilizzare i parlamentari affinché intervengano immediatamente sulle condizioni di sovraffollamento delle carceri” afferma Bernardini. Il problema endemico del sovraffollamento ha raggiunto il suo apice con il Covid, tanto che le proteste dei detenuti negli ultimi anni si sono fatte più accese.
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“La situazione è insostenibile soprattutto da un punto di vista sanitario e spero possano intervenire al più presto. Il mio sogno è quello di andare a visitare un carcere con compagnia di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, così magari si rendono conto davvero di cosa stiamo parlando” afferma Bernardini.
“Ci sono almeno 100 istituti in Italia che si trovano in sovraffollamento superiore al 120% della loro effettiva capacità, con punte come nel carcere di Brescia del 200%. Con la pandemia la situazione si è aggravata, gli istituti hanno dovuto ricavare spazi per l’isolamento per i positivi, una condizione di illegalità palese alla quale chiediamo di porre fine” dice. Dai dati risulta più precisamente che i 54.307 detenuti in Italia vivono in uno spazio che potrebbe contenerne 47.371.
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Svuotare le carceri per accomodare il problema del sovraffollamento, ma i problemi riguardano anche e soprattutto gli aspetti sanitari e psicologi della detenzione. Il numero di suicidi in carcere in Italia rimane drammaticamente alto, senza contare che i programmi di reinserimento sono inefficienti. “Da una nostra analisi approfondita della situazione carceraria, viene fuori che su una popolazione di detenuti in Italia di 54.500 circa ci sono solamente 700 educatori – continua -. Il che vuol dire che non è materialmente possibile praticare il percorso individualizzato di reinserimento sociale, come previsto per legge“.
“La sanità penitenziaria è allo sfacelo, – afferma – abbiamo scoperto anche i fondi destinati dallo Stato alle Regioni per la gestione delle carceri non sono vincolati, quindi accade spesso che questo denaro non venga speso e si vada a risparmiare su personale e farmaci con conseguenze gravissime. Entrare in un carcere sembra di stare in un lazzaretto“.
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I problemi sono relativi anche alla gestione delle strutture data la carenza di personale. Secondo Bernardini “ci sono 7 istituti che non hanno nemmeno il direttore, è il caso: delle case circondariali di Trapani, Voghera e Arezzo; delle case di reclusione di Altamura, Tempio Pausania, San Cataldo; e infine il caso dell’Icam (Istituto a custodia attenuata per detenute madri) di Lauro. E poi ci sono anche direttori che dirigono più istituti, non si fanno concorsi pubblici per dirigenti penitenziari dal 1996 e l’ultimo è solo per 45 posti. Assolutamente insufficiente” conclude.
Insieme a Rita Bernardini aderiscono allo sciopero della fame le donne detenute del carcere di Torino con il cosiddetto “sciopero del carrello” dal 17 al 23 dicembre affinché, almeno per Natale, si approvi la proposta di legge di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata speciale.