Volano stracci tra i cardinali Angelo Becciu e George Pell. L’oggetto è la disputa stessa che tra i due che prosegue da tempo.
Fino a giugno 2017, prima delle sue dimissioni, Pell rivestiva il ruolo di potente prefetto della Segreteria per l’Economia, con l’incarico da parte di Papa Francesco di rendere trasparenti le finanze vaticane. In quello stesso periodo, mentre si consumavano le vicende legate all’immobile di Londra, Becciu era Sostituto della Segreteria di Stato, il numero tre della Santa Sede.
La polemica tra i due che prosegue da tempo
Tra i due la polemica prosegue ormai da tempo. Anche quando Pell venne accusato di pedofilia e incarcerato nel suo Paese, in Australia, la situazione era analoga. Ora che è arrivata l’assoluzione definitiva, l’anno scorso, da parte dall’Alta Corte australiana, che ha prosciolto all’unanimità il porporato dopo 13 mesi di detenzione per delle accuse poi risultate infondate, Pell è tornato alla carica. Prima con un lungo diario redatto nei mesi di detenzione all’interno del carcere. Poi, con diverse interviste e accuse pubbliche nei confronti di Becciu.
Il cardinale sardo di Pattada, invece, sta affrontando il processo legato allo scandalo del palazzo di Sloane Avenue, dovuto agli investimenti che sono stati emessi con i fondi della Segreteria di Stato, compreso l’Obolo di San Pietro, per l’acquisto del mastodontico immobile situato nel cuore commerciale della capitale inglese. Un’operazione che è risultata essere in forte perdita e in cui sono stati arruolati anche broker accusati di avere agito in maniera criminale.
La secca domanda del cardinale Pell rivolta a Becciu
La polemica si rinfittisce quando si scopre che, nel momento in cui Pell si trovava sotto processo, alcuni soldi sarebbero stati inviati Vaticano in Australia. Il dubbio che si è fatto strada è che qualcuno abbia tentato una manovra oscura per incastrare il cardinale.
“Alcuni parlano di una connessione possibile tra i problemi nel mondo delle finanze qui e i miei problemi in Australia, ma non abbiamo prove. Sappiamo che del denaro è andato dal Vaticano in Australia, due milioni e 230 mila dollari, ma finora nessuno ha spiegato perché”, sono state le parole di Pell pronunciate a inizio novembre.
Poi suffragate da un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico National Catholic Register, in cui pone una domanda molto secca e sintetica a Becciu, la cui risposta non è stata ancora evasa. “Ho una domanda per il cardinale Becciu. Può dirci per cosa è stato inviato il denaro?“.
Cosa ha scritto Becciu nella lettera di risposta a Pell
Un testo che ha spinto Becciu a prendere carta e penna per inviare una controffensiva in risposta al cardinale australiano. Lettera che definisce “aperta” e motivata dal suo essere “ormai costretto dai suoi numerosi interventi su molti mezzi d’informazione che hanno a più riprese riguardato, purtroppo, la mia persona, con argomenti che ho sentito offensivi della mia dignità personale”.
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A diffondere il testo non è stato l’ex numero tre del Vaticano ma il suo legale Fabio Viglione. “Lei più di ogni altro sa e conosce i dolori di un’accusa ingiusta ed i patimenti che un innocente — quale, non meno di lei, io sono — deve sopportare durante un processo“, si legge nel testo.
In questo, non si manca di sottolineare che i “vincoli i profondissimo rispetto per la Santa Sede che abbiamo rappresentato”, e anche “la dignità cardinalizia che rivestiamo“, “dovrebbero impedire queste pubbliche provocazioni, poco comprensibili ai nostri fedeli e a quanti si aspetterebbero ben altro atteggiamento da uomini di Chiesa”.
Lo scontro destinato a proseguire in tribunale
Al netto della premessa, però, Becciu replica a stretto giro al cardinale australiano, parlando di ricostruzioni di “manifesta infondatezza” e spiegando che risponderà di tutto ciò che è stato mosso nei suoi confronti al momento opportuno.
“Proprio per l’assoluto rispetto che nutro verso il Tribunale, forte e vivo in me, non le risponderò pubblicamente, ma attenderò il momento appropriato, davanti al giudice terzo ed imparziale, per replicare punto su punto e far apprezzare alle Istituzioni giudiziarie vaticane l’assoluta infondatezza delle accuse nei miei confronti“.
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“Fino ad allora – conclude Becciu – confido che questo mio pubblico richiamo, esteso comunque con senso di fraternità e comunione ecclesiale, possa meglio consigliarla ad un diverso atteggiamento, astenendosi dal coinvolgermi ulteriormente nel pubblico discorso”. La speranza del cardinale sardo è che la vicenda, che proseguirà ancora a lungo, possa circoscriversi alle aule di giustizia vaticane. Resta quella domanda e il dubbio di tutti coloro che osservano da fuori.