Una vera esplosione quella dell’economia del Ghana registrata del terzo trimestre del 2021, che fa così segnare la maggiore impennata dall’inizio della pandemia.
I dati sono stati registrati dal servizio statistico nazionale, il Ghana Statistical Service (Gss), e stando a questi emerge un aumento del 6,6 per cento nel terzo trimestre dell’ultimo anno. Un dato molto in crescita rispetto a quanto registrato tra aprile e giugno, intorno al 3,9 per cento, e in controtendenza rispetto alla contrazione del 3,2 per cento nello stesso periodo dello scorso anno.
Già dallo scorso novembre il Ghana aveva iniziato a scalare la classifica dell’indice che monitora la crescita dell’economia africana, nonché la robustezza del mercato continentale, l’Absa Africa Financial Markets Index, realizzato annualmente da un think tank indipendente dalle banche centrali, l’Official Monetary and Financial Institutions Forum.
All’inizio dello scorso mese, infatti, il Paese per la prima volta entrava tra i primi cinque, precisamente al quarto posto, con un punteggio di 62 su 100. Cifre che attestano progressi molto positivi nello sviluppo del mercato nazionale.
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Il punto ancora debole nel Paese, invece, pare essere rappresentato dalla mancata forza ancora presente per quanto riguarda gli investitori locali.
Samuel Kobina Annim, responsabile dell’ufficio statistico del govero ghanese, ha spiegato alla stampa ghanese che il tasso di crescita del 6,6 per cento registrato in questo terzo trimestre del 2021 “è il più vicino che abbiamo al periodo pre-2020, quando la pandemia stava per iniziare”.
Un dato che permette quindi al Paese di avvicinarsi “al tasso di crescita del Pil che abbiamo registrato durante l’era pre-Covid-19”. Tenendo tuttavia sempre presente che nel primo trimestre del 2019 il Ghana aveva “registrato un tasso di crescita del 9 per cento“, ha specificato lo statistico del governo.
Entrando nei dettagli, il Gss ha constato che a trainare la crescita tra luglio e settembre 2021 sono stati in particolare i settori dell’istruzione con una crescita del 24,2 per cento, di sanità e servizi sociali per il 20,5 per cento, di informazione e comunicazione per il 17 per cento, di alberghi e ristoranti 16,4 per cento e infine il settore dell’agricoltura, con un aumento del 9,2 per cento.
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In negativo invece il settore industriale, che si è visto in ritirata per il 2 per cento. Una decrescita che, in questo caso, pare essere causata dalla scarsa performance del settore minerario.