Nel penitenziario dell’Ucciardone un assistente capo coordinatore della polizia penitenziaria è stato insultato e poi colpito al collo da un pugno: dieci giorni di prognosi. Maurizio Mezzatesta, segretario provinciale del Cnpp: “Noi stanchi di subire, così è insostenibile per carenza di personale e carichi di lavoro”.
Stava tentando di sedare una lite, è finito per essere ferito lui stesso. È successo nel carcere dell’Ucciardone di Palermo: un assistente capo coordinatore della polizia penitenziaria, dopo essere stato insultato, è stato colpito al collo da un pugno e poi strattonato mentre stava cercando di riportare la calma tra due detenuti. Immediatamente l’agente è stato soccorso e trasportato in ospedale: alle medicazioni è seguita una prognosi di dieci giorni. “Questa è l’ennesima aggressione subita da chi è in servizio nel vecchio carcere Borbonico“, ha commentato amareggiato Maurizio Mezzatesta, segretario provinciale del Coordinamento nazionale polizia penitenziaria (Cnpp). Che poi ha proseguito così: “Abbiamo chiuso il 2021 con un altro episodio di questo tipo in cui è rimasto coinvolto il personale. Durante l’anno ci sono state una dozzina di aggressioni”, ha fatto sapere.
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Mezzatesta ha denunciato le condizioni di lavoro sempre più complicate da parte della Cnpp: “Siamo stanchi di subire. Il fenomeno si va a sommare alle già molteplici difficoltà che la polizia penitenziaria deve subire giornalmente come per esempio la carenza di personale, ormai cronica, e i carichi di lavoro che sono diventati insostenibili. Il Cnpp non può che esprimere solidarietà al collega sperando in un veloce trasferimento del detenuto responsabile di questa aggressione”. Quello avvenuto nel carcere dell’Ucciardone, antico penitenziario di Palermo, è soltanto l’ultimo episodio di questo genere.