La replica dell’imprenditore a capo di SpaceX rispetto alle accuse cinesi mosse nei suoi confronti nei giorni scorsi. Al centro l’utilizzo dello Spazio per il lancio dei satelliti e le “responsabilità internazionali”.
Le sue parole sono state consegnate al Financial Times, in risposta alle accuse avanzate nella giornata precedente da parte della Cina. Il Dragone aveva infatti attaccato l’imprenditore sudafricano naturalizzato americano, affermando che la stazione spaziale cinese era stata improvvisamente obbligata a fare una manovra d’emergenza al fine di evitare l’impatto contro il satellite di Starlink, che fa capo alla compagnia di Musk SpaceX.
La denuncia di Pechino era arrivata all’Onu, aggiungendo che già nei mesi scorsi per due volte si era sfiorato lo scontro tra i satelliti lanciati dalla società spaziale del fondatore di Tesla e la stazione spaziale Tiangong. Così la richiesta cinese è stata quella di ricordare agli Stati Uniti le sue “responsabilità” nello Spazio, in base a quanto stabilito nel relativo Trattato sullo spazio extra atmosferico.
Il comunicato è stato inviato lo scorso 3 dicembre e poi confermato in giornata dal portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, dopo le indiscrezioni filtrate sui mass media. La stazione sarebbe stata costretta, durante questi due “incontri ravvicinati”, ad adottare “misure preventive”.
Affermazione che faceva il paio con quanto affermato anche dal direttore dell’Agenzia Spaziale Europea Josef Aschbacher, che aveva criticato Musk perché con le migliaia di satelliti messi in orbita da Starlink il rischio sarebbe quello di una riduzione sensibile dello spazio che i concorrenti hanno a disposizione.
Così il giorno seguente è arrivata la replica del diretto interessato, che ha ribattuto con una venatura ironica nelle sue parole. “Un paio di migliaia di satelliti non è niente”, ha affermato Musk. Aggiungendo che sarebbe “come dire: guarda, ci sono duemila auto sulla Terra”. “Non è niente”, ha rincarato Musk.
La compagnia Space X avrebbe già lanciato nello spazio ben 1.600 satelliti, dopo avere però ottenuto da parte della US Federal Communications Commission l’autorizzazione a lanciarne un numero pari a dodicimila. Nei giorni precedenti all’annuncio della vicenda, nei social cinesi sarebbero poi arrivati numerosi inviti a boicottare la macchina elettrica prodotta da Musk, la Tesla.
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Così l’imprenditore avrebbe risposto indirettamente respingendo ogni accusa mossa nei suoi confronti. “Lo spazio è immensamente grande e i satelliti molto piccoli. Non abbiamo bloccato nessuno, e non ci aspettiamo di farlo”, ha affermato. La sua tesi sarebbe infatti che il lancio di migliaia di satelliti lascerebbe solamente poche radiofrequenze, e quindi abbastanza postazioni disponibili per gli altri.