La redazione di notizie.com ha intervistato in esclusiva Luigi Ciatti, padre di Niccolò, 22enne fiorentino pestato a morte ad agosto 2017 a Lloret de Mar, in Spagna. Rassoul Bissoultanov, uno dei due ceceni accusati di omicidio, è stato scarcerato a causa di un cavillo giudiziario alla vigilia del processo. Un difetto di procedibilità. La Corte d’Assise di Roma, in base a quanto si è appreso, ha fatto scattare l’annullamento della custodia cautelare poiché l’uomo non era sul territorio italiano quando è stata emessa la misura in questione.
Signor Ciatti, cosa prova in questo momento? Più rabbia o rassegnazione?
“Un insieme di cose, abbiamo tanta rabbia dentro, ce la portiamo dietro e con queste vicende diventa sempre più forte. E poi c’è anche la rassegnazione perché ci rendiamo conto che quando avviene qualcosa di ‘buono’, subito dopo tutto viene disfatto e complicato”.
Per colpa di un cavillo Bissoultanov è tornato in libertà…
“Non capisco una cosa, qua non ci sono cose da scoprire o indagare, quello che è successo a Niccolò è noto e sotto gli occhi di tutti. C’è un video di pochi secondi che dice tutto, raccoglie gli ultimi istanti di vita di mio figlio. Sappiamo quello che hanno fatto i 3 ceceni e nonostante quello non arriviamo a niente ed è tutto fermo”.
Ha già inviato la lettera al Presidente della Repubblica Mattarella?
“La sto buttando giù, entro stasera la finisco insieme a mia moglie e mia figlio, domani mattina la invierò al Presidente della Repubblica. Abbiamo ricevuto parole di solidarietà dal governo. Finora non mi sono mai rivolto a Mattarella, cerchiamo un supporto, è un semplice appello alla sua persona. Vogliamo soltanto un diritto che ci stanno negando da oltre 4 anni”.
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“Chissà dov’è ora… Sicuramente è già scappato”
Avete paura che l’assassino di Niccolò possa essersi già dato alla fuga?
“Non è paura, è quasi una certezza. Aveva già tentato di scappare, questa ordinanza di scarcerazione è del 22 dicembre, non so quando sia uscito dal carcere di preciso, al massimo il 23 dicembre. In questi 7-8 giorni chissà dove è andato, non credo stia aspettando. Sicuramente è scappato. Sa che in Italia rischia l’ergastolo, in Spagna altri 20 anni di prigione… Cosa fa, aspetta? Chissà se e dove lo ritroveremo. Faremo un processo in contumacia. Probabilmente, salvo altri colpi di scena, verrà condannato. Il problema è che lui non c’è. Lui avrà la sua vita, da clandestino, ma la avrà. Come gli altri ceceni belli e beati. Il colmo è questo: siamo noi che dobbiamo attaccare e farci valere quando dovrebbe essere il contrario. Tutte le volte che si tocca un assassino si cerca il vizio di forma e non si bada alla sostanza”.
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“Abbiamo aperto le porte a un assassino e non difendiamo un innocente”
Qual è la cosa che fa più male?
“Qui non c’è il dubbio se lui sia colpevole o meno. Lui è un assassino! Non c’è sentenza per l’inadempienza spagnola e perché poi in Italia non c’è stato il tempo. Ma lui resta un assassino! Non c’è la possibilità che un giudice o una giuria lo dichiarino innocente. Ripeto addolorato, il cavillo non può contare più della sostanza!
Almeno la fuga poteva essere evitata…
“Mi domando, perché da quando c’è stata questa ordinanza non si è tentato di fare qualcosa che potesse bloccare la sua fuga? Siamo stati così bravi e puntuali a liberarlo, ad aprire tutte le porte. Forse si poteva trovare qualcosa per impedirgli di scappare. Invece niente, una delusione totale. Non so come si possa arrivare a credere nella giustizia, forse non è questa la vera giustizia. Siamo bravi a difendere gli assassini e invece incapaci di fare giustizia per gli innocenti come mio figlio Niccolò”.