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Cronaca

L’Istat lancia l’allame: troppi giovani in fuga dall’Italia per lavorare

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Paolo Colantoni

I dati preoccupano: troppi giovani brillanti costretti a lasciare la nostra Nazione e lavorare all’estero: “Siamo un paese poco produttivo”

L’Istat lancia l’allarme per i troppi giovani costretti a lasciare l’Italia

Un dato che fa riflettere, discutere e arrabbiare. L’Italia è da sempre una grande fucina di talenti, di giovani brillanti, di menti illuminate. Ma anche di giovani costretti a sviluppare la loro intelligenza altrove. A fare le fortune di aziende o multinazionali che operano in altri Paesi. Si moltiplicano i dati dei ragazzi costretti a lasciare l’Italia per provare a fare fortuna all’estero. Di giovani obbligati a rivolgersi altrove per mettersi in evidenza e mettere in mostra tutte le loro doti.

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Quando poi una marea di menti illuminate è costretta a lasciare la stessa zona, perchè impossibilitata a regalare loro un’opportunità di lavoro, è ancora più aberrante. Il dato aggiornato dell’Istat che riguarda la provincia di Treviso è clamoroso. Negli ultimi dieci anni ci sono stati cinquemila talenti persi, costretti a trasferirsi all’estero per poter lavorare. Una media di 500 giovani che ogni anno lasciano la provincia trevigiana per trovar fortuna, anzi è il caso di dire, per poter esprimere tutto il proprio talento, in un’altra Nazione.

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L’ Istat ha lanciato un grido di allarme agli imprenditori di Treviso, evidenziando la carenza di manodopera qualificata e la necessità di importarla dall’ estero, visto che i talenti locali preferiscono, spesso, mettere le loro competenze al servizio di società straniere. “Siamo un Paese poco competitivo” ha ribadito il presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno, Mario Pozza parlando con La Tribuna di Treviso. Sui salari, in particolare, è intervenuto anche il gruppo sindacale Skatenati Electrolux, denunciando come siano proprio gli stipendi bassi a far “fuggire” i neolaureati. Sono 5.183, secondo l’ Istat, i trevigiani dai 18 ai 39 anni che si sono cancellati dall’ anagrafe per emigrare in un Paese straniero nel periodo compreso tra il 2010 e il 2019. Un’ indagine che nel 2020 si è incagliata tra le sabbie mobili del Covid, che di fatto hanno congelato qualsiasi spostamento, con effetti anche sull’ anno appena trascorso. Per gli imprenditori, come detto, gli stipendi più alti all’ estero non sono l’ unica motivazione.

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