In esclusiva per notizie.com, il presidente di Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri, ha espresso la sua opinione sul Made in Italy nel 2021.
Quest’anno segna il record per il Made in Italy nel periodo delle festività natalizie: ben 4,4 miliardi di euro per l’export di prodotti italiani nel mondo. Che ne pensa di questo dato?
Il 2021 ha segnato il record per l’export dei prodotti dell’agroalimentare Made in Italy. Si conferma questo trend che rimane molto positivo. Secondo me è legato al fatto che il periodo pandemico ha costretto le persone a stare più a casa, a documentarsi di più. E soprattutto, a ricercare prodotti che siano più salubri possibili o che comunque abbiano una radice territoriale molto profonda. Gli ultimi anni sono stati molto importanti da questo punto di vista. C’è stata la consapevolezza di tutti nel ricercare prodotti a chilometro zero, di buona qualità e salubrità, sostenibili. Su questo, sicuramente, l’agricoltura e l’agroalimentare italiano è di riferimento per tutto il mondo.
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Facendo riferimento a questi dati incoraggianti, possiamo dire che il settore agroalimentare italiano è uscito dalla crisi legata alla pandemia?
Il settore agroalimentare non va analizzato nella sua integrità. Ci sono comparti che hanno sofferto di più rispetto ad altri. Nello stesso comparto agroalimentare, ci sono delle produzioni che hanno avuto maggiore difficoltà. La pandemia ha segnato un cambio nel modo di commercializzare, di comunicare e di consumare. Questo ha modificato alcuni parametri. Oggi, non dico che il settore è indenne dalla crisi pandemica, ma sicuramente una parte ha lavorato molto bene. Il fatto di essere stati chiusi per diversi mesi a cucinare e guardare trasmissioni che parlano di cucina, ha migliorato la comunicazione del Made in Italy italiano e quindi c’è stata una maggiore richiesta.
Coldiretti ha affermato che il Made in Italy a tavola vale “quasi un quarto del Pil nazionale”. Come possiamo valorizzare maggiormente i prodotti italiani?
Sicuramente il modo migliore di valorizzarli è quello di tutelarli. Avere sempre la possibilità di avere un’etichettatura chiara nei confronti del consumatore. Parlando anche dell’aspetto legato al dove nasce la produzione, in alcuni casi. Poi, regione per regione, ci sono diverse problematiche. Per quanto riguarda la Sicilia, ha delle grandissime possibilità sul comparto agroalimentare. Però, necessita di investimenti infrastrutturali che oggi sono fondamentali e strategici, per far sviluppare quest’economia in modo importante.
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Negli ultimi tempi, ha fatto scalpore la notizia della pubblicazione del vino croato “Prosek” nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea. Un vero e proprio attacco al Made in Italy. Ha qualche dichiarazione a riguardo?
Il problema del “Prosek” è un problema notevole, nel momento in cui si utilizza una denominazione simile a quella del nostro Prosecco, ma si produce in altre zone. Ovviamente, questo è un problema che il Made in Italy italiano continua ad avere, con continui attacchi da parte di altri stati.
Non ci dimentichiamo le notizie legate al fatto che si vuole inserire sul vino il fatto che abbia delle problematiche di natura salutistica. Cosa che non è assolutamente così. È ampiamente dimostrato, invece, il contrario. Se si svolge la produzione da più di tremila anni nella stessa maniera, non vedo per quale motivo, oggi, si debba dire che non è più salubre. Al di là di questo, sicuramente, il problema del “Prosek” segna il fatto che il Made in Italy è continuamente sotto attacco. Perché è il riferimento per il mondo in quanto a qualità, salubrità e produzioni di grandissimo pregio.