Cristina Costarelli, presidente dell’associazione nazionale presidi del Lazio, lancia l’allarme: “Nessun tracciamento, i contagi aumentano con le scuole chiuse, smettiamola di accusare gli istituti”. E sulla Dad: “Alunni a casa e tutto il resto aperto? Un controsenso”.
Contraddizioni. Tante. Mettendo insieme i dati sulla crescita dei contagi e le promesse disattese sul tracciamento e gli screening in vista della riapertura delle scuole, si delinea un quadro che rischia concretamente di creare forti disagi. Sono i dati a stridere con quanto accadrà il 7 e 10 gennaio. Gli appelli sul tracciamento per gli studenti non si sono concretizzati in atti tangibili, i contagi aumentano e gli istituti registrano nuovi casi di positività nonostante gli alunni siano in vacanza. In vista delle riaperture, a Notizie.com ha parlato la presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio. La dottoressa Cristina Costarelli è anche preside del Liceo Newton a Roma, e proprio i dati in arrivo dalle famiglie suggeriscono una considerazione triste ma chiara.
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“Sono in costante contatto con le famiglie – afferma a Notizie.com – e mi giungono continuamente notizie su nuovi alunni positivi. Alla chiusura prima delle feste un solo studente era in isolamento a causa del Covid. Ora sono 35, con la scuola chiusa”. Viene lecita quindi una considerazione. “Smettiamola di dire che è la scuola a generare nuovi positivi – afferma la dottoressa Costarelli – perché dati come quello del nostro Liceo sono diffusi ovunque. Alcuni dei nostri ragazzi hanno ammesso di aver preso parte ad una festa. A questo punto è lecito pensare che la chiusura delle scuole, se effettuata con tutte le altre attività aperte, è assolutamente inutile. Serve solo a permettere ai ragazzi di partecipare ad altre attività più rischiose”. Sarebbe stato utile quindi il tracciamento, che però è stato solo promesso, senza atti formali per dar vita ad uno screening di massa nelle scuole.
“Ci aspettavamo di sicuro una decisione del genere – afferma a Notizie.com la dottoressa Costarelli – anche perché era stata annunciata. Serviva un compromesso per aiutare le scuole e i giovani che rientrano negli istituti, ma il risultato è evidente. Rischiamo quindi di far rientrare molti asintomatici che possono diffondere il virus. Non ditemi però che è la scuola a generare contagi, perché nulla è stato fatto”.
In un sistema sano la scuola e l’istruzione dovrebbero essere lo specchio della salute di un paese. Ancora di più in tempi di pandemia. La situazione degli istituti però sembra allarmante. C’è il concreto rischio di un ritorno in Dad, scongiurato a parole ma da verificare dopo il rientro incontrollato negli istituti. E la didattica a distanza, che per molti è una soluzione, ha di sicuro lasciato una segno. Lo affermano gli studi sulla salute mentale dei giovani e purtroppo in molti casi ribadiscono l’insorgenza di disturbi di diversa natura. “Lo confermo – afferma la presidente dell’Anp Lazio –, abbiamo studenti che ancora oggi hanno paura di ritornare in classe e si sono registrati disturbi alimentari ed episodi di autolesionismo. Posso dire che in molti anni di esperienza una situazione simile non si era mai verificata”.
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Resta alto quindi anche il rischio che le famiglie decidano autonomamente. “É un pericolo concreto. I numeri dei contagi, alcune notizie allarmanti e l’assenza di controlli disorientano le famiglie, aggiungendo un disagio sia agli istituti che ai giovani“. In definitiva l’immobilismo sembra condizionare in maniera soffocante la riapertura. “Ribadisco che ci aspettavamo altro – confessa a Notizie.com la dottoressa Cristina Costarelli –, è chiaro che in questa situazione i rischi siano molto alti”.