Il padre Srdan all’attacco: “Vincerà altri Slam. Non si è lasciato mettere in ginocchio e mai lo farà. E’ la sua vittoria”
“Non hanno capito cosa hanno fatto. Nole vincerà altri 10 Slam. Lui è un grande. Ha così tanta forza mentale che questo non lo ha disturbato. Non vede l’ora che arrivi il 17 gennaio per iniziare il torneo”. Srdan Djokovic, padre del tennista serbo, ha ricostruito nel dettaglio la vicenda che sta tenendo con il fiasto sospeso tutti gli amanti del tennis, ma non si è limitato a raccontare i fatti che hanno visto protagonista il numero uno al mondo. Ha difeso il figlio, attaccato le istituzioni australiane e caricato l’ambiente in vista del torneo, che Novak intende giocare e vincere. Con la stessa carica con cui il figlio affronta gli avversari in campo, Srdan ha preso parola davanti alla stampa.
LEGGI ANCHE: Caso Djokovic, la conferenza stampa dei familiari di Nole
“Grazie a tutte le persone in tutto il mondo per il loro sostegno incondizionato a Novak e alla sua famiglia – ha detto Srdan – grazie a tutti coloro che si battono per la libertà di opinione e di parola. Novak non si è lasciato mettere in ginocchio, né lo farà mai. In questi giorni sono successe diverse cose. È stato un macigno mentale, lui è un giovane fantastico, buono con tutti, uno che cerca sempre di aiutare tutti. Ma ad alcune persone potenti non piaceva che lui fosse di un piccolo Paese povero. Non gli piaceva che qualcuno potesse essere il migliore nel loro sport borghese”
LEGGI ANCHE: Djokovic: “Pronto a partecipare agli Australian Open”
Srdan carica il figlio, ed è pronto a seguirlo negli Australian Open: “Ha raggiunto l’apice in questo sport. Dovrebbero inventare un altro gioco/sport, ma anche lì sarà il migliore al mondo. La partita giocata negli ultimi sei giorni è stata incredibilmente difficile per lui e la sua famiglia. Era atteso in aeroporto, non ha avuto diritti. Gli hanno tolto tutti i diritti che appartengono a un essere umano. Hanno cercato di costringerlo a firmare un’esenzione dal visto per poterlo rimpatriare. Non ha voluto firmare quel documento perché non vi ha contribuito. Non ha nemmeno avuto contatti con la sua squadra, gli avvocati e gli amici, è stato solo con loro per diverse ore. Gli hanno persino preso il telefono e altre cose”.