L’ex tennista italiano ha detto la sua in merito alla decisione presa dal giudice di annullare la cancellazione del visto: “È il più forte di sempre, ma i tempi sono sbagliati”.
Salvo clamorosi colpi di scena, Novak Djokovic giocherà gli Australian Open. Una vicenda che si è trasformata in caso internazionale, con tanto di sentenze giudiziarie. L’ultima è quella emessa dal tribunale che ha annullato la cancellazione del visto di Nole. E che quindi consentirà al tennista di rimanere in Australia.
La rabbia dei familiari, a cominciare dal padre e dal fratello, si è trasformata in quella di una nazione intera. Tutta la Serbia si è schierata dalla parte del numero uno al mondo. Non solo Djokovic ha ricevuto il sostegno anche di tanti colleghi, che lo hanno sempre difeso: da Kyrgios a Nadal. Non tutti però sono d’accordo con la decisione di farlo partecipare al primo slam dell’anno.
Nel giorno della sentenza che dovrebbe consentire a Djokovic di puntare al suo decimo titolo agli Australian Open, c’è anche chi ha sottolineato l’irregolarità di quanto avvenuto intorno alla vicenda Nole. È il caso di Davide Sanguinetti che, intervenuto in esclusiva ai microfoni di Notizie.com, ha spiegato: “Dal mio punto di vista non dovevano neanche dargli il permesso di entrare in Australia“.
“Non c’entra niente la questione vaccino – ha continuato Sanguinetti – ma è una questione di regolamento. Se è vero quello che ho letto, c’era tempo fino al 10 dicembre per presentare la documentazione valida per la partecipazione al torneo e lui ha detto di aver avuto il covid il 16. Sono i tempi che sono sbagliati“.
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L’essere guariti da meno di sei mesi consente infatti di ricevere l’esenzione vaccinale, utile per partecipare al torneo. “L’impressione è che sia stato fatto di proposito perché questa cosa riguarda Djokovic. Fosse successo a un altro tennista non lo avrebbero accettato: presumo che il motivo sia questo“, ha detto l’ex numero 42 del mondo.
Che poi ha concluso: “A questo punto è giusto che partecipi visto che è il più forte di tutti i tempi. Oggi Djokovic è il tennis, l’Australian Open non sarebbe lo stesso senza di lui“. E se Sanguinetti dovesse incontrarlo dopo una vicenda del genere sarebbe condizionato? “Non credo, siamo professionisti. Una volta che gli danno il permesso non ci sono altre scuse“.