ESCLUSIVA – Luxuria: “Tantissimi gay in serie A, ma vivono terrorizzati”

L’ex deputata, ora attrice e attivista prende forza da Evra: “Calcio omofobo, fanno tutti finta di accettare la modernità ma in realtà non li vogliono”

Patrice Evra apre l’ennesima porta su un argomento che in realtà è tabù, ovvero  l’omosessualità nel calcio, dicendo tranquillamente che ci sono tanti calciatori, ma l’idea di venire scoperti sarebbe una rovina. E l’ex deputata ora attrice e attivista Vladimir Luxuria prende forza dalle parole dell’ex stella di Juventus e Manchester United e a Notizie.com dice la sua, sfogandosi un po’: “Bisognerebbe parlarne tranquillamente ed educare e far capire che è una situazione normale di cui non c’è nulla da vergognarsi. In tanti settori dalla politica allo spettacolo, cinema e anche in alcuni sport, ci sono stati tanti coming out, ma nel calcio sia mai. E’ tabù, è medioevo. Eppure ce ne sono tantissimi, in serie A ma non solo. Si sa benissimo chi sono, ma non riescono a dirlo, non ce la fanno, hanno paura, vivono terrorizzati“.

L'attivista
Vladimir Luxuria durante la Manifestazione “Non un passo indietro” per il DDL Zan (foto Ansa)

Secondo Luxuria, il motivo è semplice e allo stesso tempo “desolante“. “E’ un ambiente composto da soli uomini – spiega l’ex deputata a Notizie.com – dove si crea quel clima un po’ cameratesco, per cui lo sport diventa un’esibizione di virilità, il gol come sfondamento, la vittoria fisica, l’esaltazione del muscolo e dell’atleticità. E’ un orgoglio virile, insomma. Nel calcio ancora predomina questa cultura, quelli che hanno fatto coming out, lo fanno a fine carriera, perché voi soltanto immaginate le battute che ci possono essere nello spogliatoio dove non è certo un ambiente dove si fanno questo tipo di confidenze”.

“Ci sono anche allenatori e arbitri, ma non lo dicono”

Tanti i calciatori italiani che partiranno per la Coppa d’Africa – Ansa Foto –

Io non dico che bisognare avere il megafono ed entrare nello spogliatoio e dirlo, però non sarebbe male che alla fine di un allenamento si possa dire tranquillamente: oltre che stasera esco con la mia ragazza anche la frase stasera esco col mio ragazzo senza che nessuno faccia battute e o risatine del cavolo. Ma non succede“. Il calcio è anni luce indietro rispetto ad altri mondi: “E’ il medioevo, ma se tu lo dici, ti rispondono: noi? Ma scherzi? Si si voi, ci sono allenatori e procuratori che mettono un bando vero e che sconsigliano di ammettere l’omosessualità anche per gli sponsor. Le tifoserie? Si c’è anche quel timore, perché pensa striscioni o cori, ma anche lì, come si sono fatti provvedimenti per cori territoriali, si possono fare anche per l’omofobia. Anche questo una forma di educazione. Ma quella della paura della reazione dei tifosi è una scusa di chi non vuole fare coming-out, date retta a me“.

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La soluzione è semplice per Luxuria che a Notizie.com spiega: “Basterebbe che un solo calciatore in attività dicesse sono gay, diventerebbe un eroe, ne parlerebbe tutto il mondo, sarebbe un esempio per i giovani. Il muro di omertà, cadrebbe e le piccole crepe, diventerebbero voragini. Ma, poi, tutto questo interesse per l’omosessualità di un giocatore, alla fine dovrebbe interessare solo che faccia gol, nient’altro. Marchisio ricordo che dedicò un capitolo della sua biografia sull’omofobia. I gay sono dappertutto, nella moda nello spettacolo, nella politica e anche nel calcio, tantissimi sono tra calciatori, allenatori, arbitri, guardalinee però ovviamente stanno zitti e buoni, come i Maneskin“.

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