La figlia del comandante della Costa Concordia a dieci anni dalla tragedia: “Il 13 gennaio è un giorno di dolore, non di celebrazioni”.
Dieci anni fa, il 13 gennaio 2012 la nave da crociera Costa Concordia, colpì alcuni scogli a pochi metri dall‘isola del Giglio, in provincia di Grosseto, provocando 32 morti tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Il comandante della nave, Francesco Schettino è stato condannato per omicidio colposo, naufragio ed abbandono della nave. A distanza di dieci anni da quei tragici momenti, la figlia Rossella ha voluto parlare alle famiglie delle vittime di quest’immane tragedia, esprimendo cordoglio e cercando di chiarire alcuni aspetti di una vicenda che tormenta la sua famiglia da anni.
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“Rinnovo il sentito cordoglio rivolto da mio padre in tribunale alle famiglie per il dolore prodotto dalla prematura perdita dei loro cari”, ha ribadito Rossella Schettino ai nostri microfoni. “Un clamoroso e inspiegabile malinteso ha scatenato l’incidente, dove tutte le difese sono state violate, come dimostra la scatola nera; anche l’ultimo tentativo di evitare l’impatto è stato vanificato dall’errore del timoniere. L’evento inaspettato del capovolgimento della nave sul lato destro ha impedito l’evacuazione delle ultime persone. La chiglia della nave ha trasformato i ponti in pareti verticali, di conseguenza alcune persone sono cadute nei pozzi degli ascensori e sono rimaste intrappolate, mentre quelle che sono cadute in mare sono rimaste bloccate sotto il lato della nave che si stava rovesciando”.
Rossella, figlia del comandante Schettino ricorda quei tragici momenti. “Quando si rese conto dell’imminente pericolo dovuto alla drastica inclinazione del pavimento e del fatto che la scialuppa di salvataggio a dritta che imbarcava passeggeri veniva risucchiata sotto la nave che si capovolgeva, mio padre fu gettato con forza fuori bordo e invece di cadere in mare, raggiunse il tetto della scialuppa insieme ad altri membri dell’equipaggio e liberò la barca con i passeggeri dentro dal rischio di essere trascinati sotto e schiacciati dalla nave in caduta, nel frattempo il secondo in comando della nave (il capitano dello staff) si buttò in mare e nuotò per sé”.
“Il 13 gennaio non è un evento da celebrare”
Rossella Schettino chiude con un pensiero personale: “L’incessante trasmissione di una banale conversazione telefonica è servita allo scopo di impedire alla gente di concentrare la propria attenzione sulla comprensione di ciò che è successo e del perché. Il 13 gennaio non è un evento da celebrare ma una dolorosa ricorrenza in cui non si dovrebbe lasciare spazio a nessuna forma di celebrazione. Poiché non è possibile tornare indietro nel tempo, per rendere omaggio alla memoria di coloro che hanno perso la vita, dovremmo essere pronti ad accettare la nuda e cruda verità sul perché i tragici fatti si sono svolti e sono degenerati al peggio. Data la vasta gamma di tecnicismi e la natura complessa dell’incidente, sarebbe opportuna un’ulteriore analisi per affrontare l’incidente e i fattori che vi hanno contribuito”.
Di seguito, la sua versione originale, scritta in inglese:
I renovate the heartfelt sympathy pronounced by my father in court to he families for the pain produced by the premature loss of their beloved ones.
A blatant and inexplicable misunderstanding triggered the accident, where all the defences were breeched, as proved by the black box; even the last attempt to avoid the impact was nullified by the helmsman’s mistake.
The unexpected event of the ship flipping over her starboard side thwarted the evacuation of the last few persons. The keel over of the ship turned the decks into vertical walls, as result some persons fell inside the elevators shafts and remained trapped, while those that fell overboard remained stuck underneath the side of the ship that was capsizing a
Upon realizing the imminent danger due to the drastic inclination of the floor and the lifeboat on the starboard side-embarking passenger being sucked under the capsizing ship, my father was forcefully thrown overboard and instead of falling into the sea, he reached the lifeboat’s roof top together with others crew members and disengaged the boat with the passengers inside from the risk of being dragged under and crushed by the falling ship, in the meantime the second in command of the ship (the staff captain) jumped at sea and swam for himself.
The relentless broadcasting of a trivial phone conversation served its intended purpose to prevent the people from focusing their attention on understanding what happened and why.
The 13th of January is not an event to celebrate but a sorrowful recurrence where no space should be left for any form of celebration.
As it is not possible to go back in time, in order to pay a tribute to the memories of those that lost their lives, we should be ready to accept the stark naked truth concerning why the tragic facts unfolded and degenerated to the worst.
Given the wide range of technicalities and the complex nature of the accident a further analysis to address the accident and the contributing factors would be appropriate.
Rossella Schettino.