ESCLUSIVA – Pellegrini: “Eroe? No un marinaio che ha a cuore le persone”

Dopo dieci anni dalla tragedia della Concordia torna a parlare il vice-sindaco del Giglio che quella notte del 12 gennaio 2012 da solo salvò la vita a tante persone

Sono passati dieci anni dal naufragio della Costa Concordia. La sera del 13 gennaio del 2012 la nave da crociera rimase coinvolta in uno dei disastri più grandi della storia italiana. A bordo di quella nave, c’erano quattromila persone, praticamente una città galleggiante che finì adagiata di traverso dopo aver urtato uno scoglio davanti all’Isola del Giglio. Un incidente, uno squarcio e la nave iniziò a inabissarsi e tutti cercarono disperatamente di mettersi in salvo nel caos più totale. Una persona che si trovava dall’altra parte dell’isola, non pensò a nulla e subito si reco al porto per prendere la prima imbarcazione possibile per andare a soccorrere chi era in mare. Lui è Mario Pellegrini, all’epoca dei fatti vice-Sindaco dell’Isola del Giglio. “Quella sera, appena seppi dell’incidente – ricorda a Notizie.com -, ero dall’altra parte dell’isola, sono arrivato sul molo con il sindaco Sergio Ortelli, erano quasi le 11 di sera e stavano già arrivando i primi passeggeri, io non ci ho pensato nemmeno un secondo presi il primo tender libero e andai sulla nave“.

L'eroe
L’ex vice-sindaco dell’Isola del Giglio Mario Pellegrini (foto Ansa)

Mia moglie continuava a telefonarmi dicendomi di non correre pericoli e di non fare lo scemo – racconta l’ex vice-sindaco dell’Isola del Giglio a Notizie.com, ma io da buon marinaio non potevo lasciare quelle persone da sole in mezzo al mare. Così, una volta salito a bordo, sono andato alla ricerca del personale di bordo, ma non trovai nessuno. Mi ritrovai sul ponte 3 della nave, proprio quello che stava affondando. Ero da solo e l’acqua del mare arrivava alla ringhiera del ponte mentre aiutavo le persone a scavalcarla, consentendogli in questo modo di salire sulle scialuppe. Così sono riuscito a far sbarcare almeno un centinaio di persone, molte di loro erano anziani e bambini. Dio mio quei bambini, non scorderò mai i loro occhi. Me li porto dentro con me, sempre“.

“Mi hanno ringraziato tante persone, ma ho fatto quello che si doveva fare”

La commemorazione
Il Vescovo Roncari durante la commemorazione dei dieci anni dalla tragedia della Concordia (foto Ansa)

Il racconto di Pellegrini a Notizie.com non ha sosta, sembra quasi che riviva quella notte: “Improvvisamente la nave si è ribaltata sul lato destro e ha cominciato ad affondare a poco a poco, con l’acqua che ha invaso i corridoi dei ponti 3 e 4 e ho cominciato a sentire le grida di alcune persone rimaste intrappolate. Difficile da dimenticare. Quei corridoi erano ormai diventati dei pozzi, con l’acqua che aumentava e le persone che stavano che rischiavano di annegare. In quella circostanza erano una dozzina e tutti terrorizzati, come me del resto, cercavo di avere aiuto, poi grazie a una corda li ho tirati su uno ad uno. Le mie mani erano rovinate, piene di tagli e di sangue, non so nemmeno io come ce l’ho fatta, ma è andata.. Fu un caos quella notte“.

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Sono orgoglioso di quello che ho fatto io e tutte le persone che vivono qui – ha detto Mario Pellegrini -. E’ giusto adesso ricordare quanto è accaduto dieci anni fa, ma da domani si ricomincia la vita di tutti i giorni. Se penso a quella notte, eravamo tutti molto spaventati, anche perché non c’era luce, era buio, tutti giustamente urlavano di paura perché avevano terrore e pensavano di morire. Sapevo bene che stavo rischiando di morire anche io, ma sono salito su quella nave senza pensarci e soprattutto senza che nessuno mi costringesse. Sapevo bene quello che facevo e cosa rischiavo. Sono andato con l’obiettivo di salvare la gente e dare serenità, poi c’era tutto tranne che quella in quel momento specifico“.

“A volte mi ritorna tutto in mente di quella notte, non si può dimenticare”

I rilievi sulla nave Concordia dopo l’incidente – Ansa Foto –

Sono passati dieci anni, ma le emozioni, le paure sono rimaste se non intatte, quasi. Non è facile dimenticare una tragedia immane come quella della Concordia. “Dopo quanto è successo, devo ammettere che facevo fatica a dormire, avevo come dei flashback, mi tornava tutto in mente, rivivevo le scene, le paure, sentivo le urla. Insomma, ogni tanto ritorna e non è proprio bello, soprattutto la disperazione dei bambini, i loro occhi e le loro paure. Sono tutti vivi, tranne una, purtroppo”.

Sull’essere un eroe, Mario Pellegrini la vede in maniera diversa. E’ ovviamente contento e orgoglioso per quello che ha fatto, ma non si sente un eroe: “Per tutti sono un eroe, mi hanno intervistato tanti giornalisti, ma se devo essere sincero io mi sento una persona normale, non voglio sminuire quello che è stato fatto, ma per davvero quella sera ero un marinaio che cercava di dare una mano alle persone che stavano in difficoltà

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