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Economia

Cina, sta per scoppiare una nuova crisi dai porti del Dragone?

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Francesco Gnagni

Una nuova crisi è dietro l’angolo e rischia di essere innescata ancora una volta, come per l’inizio della pandemia, dalla Cina.

Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping (Ansa)

A mettere in guardia il mondo intero sono stati economisti del colosso bancario Hsbc. Il pericolo paventato è quello di un possibile nuovo shock mondiale nella catena di approvvigionamento, che potrebbe partire nuovamente dal colosso asiatico.

Un dramma che, se dovesse accedere proprio nei termini in cui si è messo in luce, porterebbe alla madre di tutte le crisi internazionali, gettando il Pianeta in un disastro di livello colossali. Da giorni infatti Pechino sta fronteggiando nuovamente la ripresa dei contagi determinata dalla variante Omicron nello stile che ha contraddistinto la sua azione dall’inizio della pandemia, quello cioè del pugno di ferro.

Il rischio che fa tremare le produzioni di tutto il mondo

L’unico modo che ad oggi hanno in pratica i cinesi per uscire dalla propria abitazione è quello di sottoporsi a continui test obbligatori, e nonostante ciò le previsioni fanno pensare all’arrivo di nuovi confinamenti generalizzati.

Tutto per la ragione che anche in Cina esiste una percentuale considerevole di non vaccinati, e di non intenzionati al momento a farlo, pari a circa il 20 per cento. Un dato che pochi si aspettavano, visto il conformismo spesso presente nei gangli della società cinese, e che fa preoccupare e non poco il presidente Xi Jinping.

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Di fronte alle restrizioni, però, anche l’economia comincia a risentirne, nonostante le massicce iniezioni di denaro che hanno segnato l’anno appena trascorso, facendo crescere in maniera considerevole le esportazioni (si parla di un aumento di 1400 miliardi nel 2020), e determinando così a cascata un avanzo commerciale oltre ogni immaginazione, del 30 per cento.

Ad oggi però, gli elementi per un’ulteriore frenata ci sono tutti, ma di questa potrebbero soffrirne a cascata tutti i Paesi del mondo. In particolare a causa delle prime importanti chiusure nelle aree portuali del Paese, quelle da cui partono i prodotti made in China poi diffuso in tutto il globo.

Cosa potrebbe davvero accadere in questo nuovo anno

Dopo i primi segnali da Ningbo o da Tianjin, il primo uno dei maggiori centri marittimi del Paese e il secondo il centro in cui è stata rintracciata la nuova variante, l’impresa che segna le preoccupazioni degli spedizionieri è quella di trovare nuovo sbocchi, ad esempio su Shangai. Un atteggiamento che però, a caduta, sta determinando impressionanti “colli di bottiglia”.

Le richieste stanno eccedendo di molto il numero di quante se ne possa effettivamente prendere in carico, proprio come accaduto l’anno precedente ai porti della California, e con la crisi dei chip. Ma se Omicron dovesse però diffondersi ancora più, determinando un’interruzione totale della produzione cinese, a quel punto scoppierebbe il vero panico.

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Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping (Ansa)

Gli stop infatti alla produzione cinese potrebbe portare a effetti “estremamente dirompenti”, secondo quanto afferma Hsbc. L’unica speranza è che le aziende più in difficoltà possano trovare strutture di produzione alternative, dislocate in altre città del Paese. L’alternativa vedrebbe invece un nuovo rialzo dei tassi da parte delle Banche centrali per il 2022. Che rischierebbe di diventare un anno non di rinascita, ma addirittura peggiore del precedente.

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