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Cronaca

Anna Frank, svelato il nome dell’uomo che la consegnò ai nazisti

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Francesco Gnagni

A 75 anni di distanza arriva la scoperta che svela il nome dell’uomo che tradì Anna Frank, la giovane vittime della Shoah diventata nota in tutto il mondo per il suo Diario.

(Ansa)

É passato quasi un secolo, ma non è mai tardi per fare venire a galla la verità. Un’investigazione storica prodotta negli Stati Uniti avrebbe infatti solamente oggi individuato, a 75 anni di distanza, il delatore che consegnò la piccola Anna Frank nelle mani dei suoi aguzzini nazisti.

L’uomo vendette infatti la piccola, poi divenuta celebre in tutto il mondo e parte integrante dell’immaginario internazionale legato al fenomeno della Shoah grazie al suo diario intimo redatto durante l’occupazione tedesca in Olanda, insieme a tutta la sua famiglia e con il solo fine di salvare a sua volta la propria pelle. 

Chi era l’uomo che consegnò Anna Frank ai nazisti

Il nome dell’uomo è Arnold van den Bergh, ed era un membro della comunità ebraica di Amsterdam. Un nome che è finalmente saltato fuori dopo sei lunghi anni di ricerche portate avanti da una squadra di storici, esperti e anche da un ex detective dell’Fbi. Sarebbe quindi lui, con molta probabilità, il presunto responsabile della cattura della piccola Anna, poi uccisa a soli 15 anni all’interno di un campo di sterminio, nel 1945.

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L’uomo era anche un componente dell’organismo collaborazionista noto come “Jewish Council”, e non si trattò di una coercizione ma fu lui stesso a rendersi disponibile in qualità di facilitatore per permettere alla politica d’occupazione nazista di instaurarsi nel territorio, che in ogni caso finì per essere smantellato nel 1943 quando anche i membri dello stesso vennero inviati nei lager.

Per giungere a questa conclusione, gli scienziati hanno utilizzato una metodologia moderna di cui si fa utilizzo nella ripresa in mano di quei casi criminali irrisolti da anni e denominati “cold case”. Una prassi che si serve di strumenti informativi e di intelligenza artificiale, che sfruttano algoritmi capaci di rintracciare all’interno di un vasto numero di persone delle nessi storici e di casualità altrimenti impensabili e estremamente difficili da individuare.

(Ansa)

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Secondo le ricerche, l’uomo tradì la famiglia della piccola Anna nel momento in cui era rimasto senza protezioni personali. Fu allora che la necessità di aiutare i nazisti offrendo loro informazioni utili prese il sopravvento. Il suo obiettivo, ha spiegato in un’intervista alla televisione americana Vince Pankoke, ex agente dell’Fbi e membro del team investigativo, era quello di “cercare di mantenere in salvo se stesso e sua moglie”.

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