La notizia è stata diffusa in giornata dalla Santa Sede. Sono risultati positivi al Covid-19 il numero 2 e il numero 3 del Vaticano.
Non presentano particolari sintomi, per cui la situazione è al momento sotto controllo. Tuttavia, si tratta di una situazione particolarmente delicata, considerato che l’età dei porporati e dei più stretti collaboratori della Curia Romana è tendenzialmente molto avanzata, per cui il livello di allerta è massimo.
Ad essere risultati infettati sono infatti il cardinale Pietro Parolin, il Segretario di Stato vaticano, e il Sostituto, monsignor Edgar Peña Parra, arcivescovo cattolico venezuelano subentrato nel 2018 al cardinale Angelo Becciu in qualità di Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede. I due rivestono le due più alte cariche della Curia Romana oltre a quella del Pontefice.
La comunicazione dei media vaticani
La Sala Stampa ha fin da subito allontanato ogni eccessiva preoccupazione, riferendo che ad oggi Parolin presenta solamente dei sintomi lievi, a differenza di Mons. Peña Parra che sarebbe invece asintomatico. Entrambi sono vaccinati e hanno già fatto anche la terza dose, tuttavia al momento si trovano “in isolamento fiduciario nei loro appartamenti in Vaticano”.
Già subito dopo lo scoppio della pandemia in Vaticano si erano presentati i primi casi di infezioni da Covid-19, quando ancora non esistevano i vaccini e il virus faceva molta più paura. Allora si trattava di due Guardie svizzere, di giovane età, ma già da subito la preoccupazione si è fatta strada nello Stato più piccolo del mondo, il primo ad introdurre l’obbligo vaccinale per tutti i residenti e i dipendenti.
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Nell’ultima settimana, con l’aggravarsi generalizzato dei contagi dovuti alla variante Omicron, il Vaticano ha introdotto l’obbligo di Ffp2 al chiuso, che si va ad aggiungere all’obbligatorietà del Super Green Pass. Le nuove misure contro il Covid sanciscono che il personale sprovvisto di green pass valido in cui si certifica l’avvenuta vaccinazione, oppure la guarigione dal virus, non può accedere al posto di lavoro. Il certificato è poi richiesto anche per superare il confine ed entrare, e vale altresì per collaboratori, personale delle ditte esterne, visitatori e utenti.
Le regole imposte dalla Santa Sede contro il Covid-19
Le nuove regole, introdotte con un Decreto generale firmato dal cardinale Parolin nel dicembre scorso, sono state decise proprio per “il perdurare e l’aggravarsi dell’attuale situazione di emergenza sanitaria e la necessità di adottare adeguate misure volte a contrastarla e a garantire lo svolgimento in sicurezza delle attività”.
Lo scorso anno aveva poi fatto scalpore il licenziamento di alcune Guardie svizzere che si era rifiutate di sottoporsi all’inoculazione, un caso più unico che raro visto il giuramento di fedeltà che le stesse sono chiamate a recitare nel prendere possesso dell’incarico. “Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Pontefice regnante e i suoi legittimi successori (…) sacrificando, se necessario, anche la mia vita in loro difesa”, è quanto affermano le reclute dell’esercito più piccolo del mondo durante la cerimonia dell’insediamento.
Nell’ordinanza si spiegava inoltre che è “per volontà espressa dal Santo Padre” che le regole “sono estese a tutto il personale della Santa sede e a tutti gli Enti, Istituzioni e realtà che operano, a qualsiasi titolo, all’interno dello Stato della Città del Vaticano” e nelle aree extra-territoriali previste dal Trattato Lateranense”.
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Insomma è stato proprio Francesco a insistere fin da subito per l’introduzione della vaccinazione obbligatoria, che nei suoi discorsi pubblici ha definito “un atto d’amore”. Così ad oggi, spiegano i media vaticani, il Papa prosegue la sua attività ordinaria senza particolari preoccupazioni, nonostante gli 85 anni compiuti lo scorso dicembre, che lo mettono in una condizione di vulnerabilità davanti al virus. In particolare, ora che il Covid ha toccato anche le due figure a lui più vicine.