Lazzari lancia l’allarme: “Servono psicologi e più consultori. Meno etichette per le persone che necessitano di aiuto”.
Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi, David Lazzari, ha lanciato l’allarme. I dati parlano molto chiaro: ben otto persone su dieci hanno sviluppato dei problemi di malessere psicologico strutturato (chiamato anche “disturbi dell’adattamento”). Mentre 2 su 10 soffrono di disturbi mentali.
Dati in crescita, sui quali pesa l’effetto pandemia, le chiusure, l’incapacità di far fronte ai problemi da soli. “Per dare risposte appropriate – afferma Lazzari – bisogna capire ciò che abbiamo di fronte ed evitare di fornire risposte inadeguate, inefficaci o addirittura dannose per la collettività. Nell’infanzia e adolescenza si stima che un soggetto su 7 presenta un disturbo neuropsichiatrico. Uno su tre un problema dell’adattamento, comportamentale e relazionale. Tra gli adulti le malattie ed i disturbi mentali si stima riguardano una persona su 10, mentre la fascia dei problemi adattivi, relazionali e di stress riguarda oggi un adulto su quattro”.
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Servono quindi interventi immediati. “La richiesta del bonus per l’assistenza psicologica, sostenuto da centinaia di migliaia di cittadini – continua –, ha evidenziato la richiesta pressante di ascolto e sostegno che arriva dalla popolazione. Va data una risposta non solo potenziando i servizi specialistici di psichiatria e neuropsichiatria. C’è bisogno di attivare un servizio di consultorio psicologico al quale possono rivolgersi direttamente e senza barriere i cittadini per ascolto. Oggi un cittadino che ha bisogno di ascolto e sostegno psicologico può rivolgersi esclusivamente ai servizi di psichiatria, oppure a quelli di neuropsichiatria infantile, a quelli per le dipendenze, servizi che tra l’altro sono sguarniti di psicologi. Ma perché un cittadino, prima di chiedere ascolto e sostegno psicologico deve essere preventivamente etichettato?”. E intanto resta alto il problema degli psicologi che mancano all’appello.
“Per organizzare una sanità pubblica attenta ai bisogni psicologici, oltre che a quelli più strettamente psichiatrici, mancano all’appello 9000 psicologi”. L’appello del presidente del Cnop è chiaro e motivato dai dati e dalle esigenze del cittadino. “Il bonus è una risposta necessaria ma una tantum – ammette – ma le risposte devono essere fornite alle tante situazioni di bisogno. Dagli ospedali, in tante malattie fisiche e nella gestione delle cronicità, nella gestione del dolore e cure palliative. Ancora nella riabilitazione, nei problemi cognitivi, nelle disabilità, nei problemi della donna, nella tutela della maternità, nell’infanzia e nell’adolescenza. Senza tralasciare i problemi delle coppia e della famiglia, dell’anziano e nelle demenze, nell’aiuto ai caregiver, dello stress anche verso il personale sanitario, nelle cure primarie e nelle cure domiciliari”.
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E i numeri alimentano la necessità di intervenire. “Una indagine del centro studi CREA Sanità pre-pandemia ha stimato che nel SSN servono almeno 15 mila psicologi. Oggi ne abbiamo 5 mila – osserva Lazzari – e solo per il settore psichiatrico (dati Società di Psichiatria) ne servono 2 mila in più e altri 2 mila sono quelli che mancano negli ospedali. Se non si vuole vivere di soli bonus bisogna dare gambe alla psicologia nel servizio sanitario”.