Il procuratore della manager sarda implicata nel caso Becciu, Cecilia Marogna, ha inviato una sofferente lettera al cardinale in cui afferma di essere disperato per la situazione della donna e di sua figlia.
La donna avrebbe infatti subito da poco uno sfratto coatto e ora, stando alle parole del procuratore, si troverebbe in una situazione particolarmente difficile.
Cecilia Marogna è passata alle cronache dopo lo scoppio dello scandalo del Palazzo di Londra che ha coinvolto alti prelati della Santa Sede, tra cui l’ex Sostituto della Segreteria di Stato Vaticana Angelo Becciu, fattosi dimettere dalla guida della Congregazione della Dottrina della Fede al seguito di questa vicenda, che ha portato il Papa ha revocare a Becciu i diritti connessi al cardinalato.
Tutti da quel momento in poi conoscono la Marogna come la cosiddetta “Dama del cardinale”, nome che le cronache le hanno affibbiato per il ruolo che ha giocato all’interno della delicata vicenda su cui stanno indagando le autorità vaticane, svolto grazie allo stesso rapporto fiduciario che intercorreva tra lei e Becciu, da cui impropriamente la Marogna ne avrebbe tratto anche ingenti beni personali, secondo quanto afferma il filone dell’accusa.
La donna sarebbe infatti accusata di avere speso in beni di lusso una cifra pari a 575mila euro che erano stato fatti recapitare a lei dalla Segreteria di Stato, secondo la versione della difesa per poter esercitare alcune attività di intelligence di cui Becciu l’avrebbe incaricata.
Così la vicenda torna oggi alle cronache, nel bel mezzo del processo che si sta svolgendo Oltretevere, e secondo quanto ricostruisce Adnkronos stavolta a farsi sentire è il il suo procuratore in atti Riccardo Sindoca. “Da oggi Cecilia Marogna e la figliola si troveranno in mezzo ad una strada all’addiaccio a Cagliari”, afferma Sindoca, aggiungendo: “Ho appena appreso la notizia al telefono da lei, che era in preda al panico.
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La richiesta partita dal procuratore alle autorità, civili ma anche ecclesiastiche, oltre che anche a “tutti i sardi”, è quella di trovare una sistemazione per la donna. “Chiediamo aiuto alle autorità, civili ma non di meno ecclesiastiche tutte, e a tutti i sardi, se nel caso qualcuno possa mettere a disposizione della signora e della piccina una qualsivoglia sistemazione”, è l’appello diffuso.
“Il non poter trovare lavoro, in attesa della definizione processuale vaticana, come già postulato alle autorità preposte mesi or sono, ha prodotto anche questo grave e traumatico evento“, ha spiegato ancora il giurista, tirando in ballo la Chiesa stessa e la possibilità di offrire alla donna un alloggio.
“Mi chiedo se proprio la Chiesa, che di immobili ne ha diversi, possa o voglia cristianamente dare un alloggio alla piccina e alla signora che, si ribadisce, si trovano da stamane in mezzo ad una strada”, scrive Sindoca. Insomma, è proprio a Becciu in ultima istanza che si rivolge il procuratore affermando di sentirsi “umanamente disperato e preoccupato per Cecilia e la piccina”.
“Stamane l’ufficiale giudiziario e la polizia hanno eseguito lo sfratto coatto e la stessa e la figlia si troveranno da oggi in mezzo ad una strada”, afferma Sindona rivolgendosi al prelato. “La supplico di aiutarmi a trovare una dimora per Lei e la piccola… Come posso solo pensare che una signora ed una bambina da oggi si trovino letteralmente in mezzo ad una strada???”, afferma nella lettera.
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“Sono disperato anch’io per loro… Volgo a Voi una supplica cristiana, auspicando che possiate, come meglio potrete, aiutare queste due persone, madre e figlia, letteralmente sotto choc”.