Serie A e No-Vax: chi sono e cosa dice il regolamento?

Dopo l’esclusione di Novak Djokovic dagli Australian Open ci si interroga sulla gestione delle vaccinazioni all’interno dei club della serie A

La mancata partecipazione di Novak Djokovic agli Australian Open ha creato problemi, polemiche e discussioni ed ha alzato un vero e proprio polverone. Per la prima volta il mondo dello sport si è trovato di fronte ad una scelta dolorosa. Il numero uno al mondo, il più forte tennista in circolazione, costretto a rinunciare al primo torneo del Grande Slam in quanto non in possesso del certificato vaccinale. Anche negli altri sport la situazione è in bilico: Irving ha scosso l’Nba con le sue dichiarazioni, seguito da altri atleti, dichiaratisi apertamente No-Vax. Tra questi anche il motociclista Melandri, che ha dichiarato (prima della smentita) di essersi volutamente fatto infettare per ottenere il Green Pass e prendere parte alle gare.

LEGGI ANCHE: Roma, Smalling nel mirino dei tifosi: “Vaccinati” Addio più vicino?

Serie A, novità in vista della prossima stagione
Serie A, caos tra calciatori vaccinati e non (Getty Images)

Ma com’è la situazione in serie A? Come procede la vaccinazione all’interno delle squadre del massimo campionato? E soprattutto, cosa prevede il regolamento? Il caso acclarato (con tanto di conferma ufficiale da parte del club) è quello del portiere juventino Szczesny, che si è sottoposto alla vaccinazione ad inizio 2021, nel momento in cui è diventata obbligatoria per poter prendere parte all’attività agonistica. I quotidiani bergamaschi rilanciano la possibilità che alcuni calciatori nella rosa atalantina siano sprovvisti di Green Pass. Qualche settimana fa si era parlato di un calciatore della Roma (identificato sui social in Smalling, nome mai confermato dal club), mentre nel Bologna (secondo diversi quotidiani) c’era Sansone, vaccinatosi poi in un secondo momento.

LEGGI ANCHE: Juventus, gaffe social per Cuadrado: tifosi spiazzati – FOTO

I casi in serie A

Ma cosa succede a questi calciatori? Possono scendere in campo regolarmente o devono essere sospesi? Partiamo da un presupposto: in mancanza di veri e propri comunicati ufficiali da parte delle società è impossibile essere certi delle decisioni prese sui vari elementi del gruppo squadra. Bisogna affidarsi alle presenze (o forse sarebbe più giusto dire alle assenze) in campo. Nell’Atalanta Malinovskyi, Ilicic e Hateboer non erano presenti nell’elenco dei convocati contro l’Inter e neanche nella gara di Coppa Italia contro il Venezia. Nella Roma si sono perse le tracce di Smalling. Secondo organi di stampa, potrebbe essere lui il calciatore risultato positivo ai tamponi e quindi in quarantena. La società non ha rilasciato comunicazioni ufficiali in merito alla sua vaccinazione e l’inglese ha saltato la gara casalinga contro il Cagliari (la prima dopo l’obbligo di Green Pass rafforzato).

E Szczesny? Il suo caso ci aiuta a capire cosa dice il regolamento in merito ai calciatori sprovvisti di certificato vaccinale. Il portiere polacco è rimasto in panchina sia contro l’Inter, nella Supercoppa, che in Coppa Italia nel match con la Sampdoria, ma è stato schierato titolare con l’Udinese in campionato. Quindi ha sempre fatto parte del gruppo squadra. Pur con delle limitazioni. Per ottenere il Super Green Pass sono necessari 14 giorni, dopo la prima vaccinazione. In questo periodo il portiere polacco è stato costretto a separarsi dal gruppo squadra, con la quale non ha potuto condividere il ritiro. Ha dovuto raggiungere lo stadio da solo, senza entrare in contatto con gli altri, ma una volta dentro l’impianto è potuto entrare negli spogliatoi (considerati un luogo di lavoro e quindi accessibili a chi non ha ancora il green pass da vaccino, ma comunque un tampone negativo).

Il regolamento

Oggi da Bergamo arrivano voci di una doppia trasferta organizzata dall’Atalanta per permettere ai calciatori sprovvisti di Green Pass di poter giocare contro la Lazio. Questi calciatori raggiungerebbero la capitale con un Van, soggiornerebbero in un albergo, lontani dal resto della squadra e raggiungerebbero il gruppo solo allo stadio Olimpico. La mancanza del certificato verde quindi non preclude ai calciatori di scendere in campo (quindi di lavorare); per poter giocare basta un tampone negativo. Ma obbliga le società a veri e propri salti mortali per organizzare le gare (soprattutto in trasferta).

Gestione cookie