É uscito il rapporto atteso da giorni relativo alla gestione degli abusi nella Chiesa tedesca dal dopoguerra ad oggi.
Il Report era molto atteso in particolare per le accuse che sono rivolte al Papa emerito Benedetto XVI relative a fatti che sarebbero contenuti all’interno. Ratzinger più volte ha respinto le accuse attraverso il suo segretario particolare Mons. George Geinswein, e lo ha fatto anche in quest’ultimo caso contro la voce accusatoria dell’avvocato Martin Pusch.
L’azione di Papa Francesco contro gli abusi nella Chiesa, in modo particolare anche grazie al Summit in Vaticano che si è tenuto all’inizio del 2019, sta cominciando ad avere un suo seguito in diverse conferenze episcopali nazionali. Non tanto per la “lotta” agli abusi, difficile da mettere in pratica specialmente nell’immediato se non con misure estemporanee ma che risolvono il problema solo in parte, ma per diversi documenti che stanno emergendo un po’ alla volta.
Dopo il Rapporto Sauvè promosso dall’episcopato francese, è ora la volta di quello tedesco, reso pubblico nella giornata di oggi. Anche in questo caso, il rapporto è stato commissionato due anni fa dall’arcidiocesi di Monaco, che Ratzinger ha guidato dal ’76 all’82, allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl, a cui è stato chiesto di esaminare gli abusi tra il 1945 e il 2019 e i relativi comportamenti assunti dai funzionari della chiesa.
Da questo emerge che sono almeno 497 i minori vittime di abusi tra il 1945 e il 2019. Ad essere coinvolte sono 235 persone: 173 preti, 9 diaconi, 5 referenti pastorali e 48 addetti dell’ambito scolastico. Nel testo poi si afferma che ci sono 4 casi in cui il Papa emerito Joseph Ratzinger avrebbe commesso errori, nel periodo in cui era arcivescovo, non intervenendo nei confronti di coloro che si sono macchiati di questi crimini.
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Il Papa emerito ha più volte rigettato al mittente le accuse, affermando di non avere commesso errori di comportamento per tutti i quattro casi indicati nel rapporto. Tesi che sono state ribadite ancora una volta da Ratzinger, che per farlo ha rilasciato una memoria difensiva di 82 pagine che è stata allegata al rapporto, e che tentano di dare fine ad accuse che risultano paradossali per la storia del Papa emerito, colui che durante il Pontificato ha segnato una svolta decisiva sul tema della pedofilia nel clero.
Entrando nel merito del documento, si parla di vittime per lo più di sesso maschile, delle quali il 60 per cento aveva tra gli 8 e i 14 anni. Il rapporto è stato presentato nella città bavarese da Marion Westpahl. Ha fatto molto rumore la scelta del cardinale Reinhard Marx, l’attuale arcivescovo, di non essere presente alla conferenza. A lui infatti vengono attribuiti due errori di comportamenti, in relazioni a dei casi di abusi che sarebbero avvenuti nel 2008.
Marx è uno degli esponenti della Curia in Germania più in vista, che lo scorso giugno aveva presentato le sue dimissioni a Papa Francesco. Scelta motivata da una lunga lettera in cui toccava proprio il tema della “catastrofe degli abusi sessuali da parte dei sacerdoti”, in cui prendeva una posizione molto netta, affermando che la Chiesa fosse arrivata “a un punto morto”, ma che allo stesso tempo può “diventare anche un punto di svolta”.
Un punto che però Francesco ha voluto al contrario tenere più vivo che mai, rigettando le dimissioni di Marx, condividendo le sue considerazioni ma invitandolo anche ad assumere le sue responsabilità. “Continua come tu proponi ma come Arcivescovo di Monaco e Frisinga”, gli scrisse il Pontefice, aggiungendo che “se sei tentato di pensare che, nel confermare la tua missione e nel non accettare la tua rinuncia, questo Vescovo di Roma (tuo fratello che ti ama) non ti capisca, pensa quello che ha provato Pietro davanti al Signore quando, a suo modo, gli presentò la sua rinuncia“.
Il mese precedente Francesco gli aveva infatti ordinato un’inchiesta sulla gestione dei casi di pedofilia nella diocesi di Colonia, in un primo momento naufragata per errori procedurali dello studio incaricato, lo stesso che ha curato quest’ultimo report, e infine presentato nel marzo 2021. La strada indicata da Francesco al cardinale Marx, membro del C9 dei cardinali incaricati di portare avanti la riforma della Curia Romana, è appunto quello di proseguire nel solco indicato, senza rinunce o attenuanti.
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Così, dopo il primo rapporto sugli abusi presentato nel 2010 sempre dall’arcidiocesi di Monaco di Baviera, quando allora era Papa Benedetto XVI, quest’ultimo tassello vorrebbe, secondo quanto affermato oggi dalla stessa arcidiocesi, “una pietra miliare nell’ulteriore processo di gestione degli abusi sessuali nell’arcidiocesi”.