L’ex centrocampista di Catanzaro e Lecce ha ricordato il suo vecchio allenatore con cui vinse il campionato di Serie B: “Il mondo del calcio perde un personaggio poliedrico. Era fatto a modo suo, non le mandava a dire”.
Conosceva tutti e tutti lo conoscevano. Il suo nome era legato al mondo del calcio a doppio filo. Triplo, quadruplo. Gianni Di Marzio ha dedicato tutta la sua vita allo sport, diventando uno dei punti di riferimento per tantissime realtà in giro per l’Italia. A cominciare da Napoli, sua città Natale. Aveva da poco compiuto 82 anni, lo scorso 8 gennaio.
Un perdita per tutto il movimento e per le tantissime persone che gli volevano bene. Tra queste anche uno degli ex calciatori a cui era maggiormente legato, Gianni Improta. Raggiunto in esclusiva dalla redazione di Notizie.com, il dirigente sportivo oltre a ricordare il Gianni Di Marzio allenatore, ha voluto ricordare anche l’amico. “Ci eravamo sentiti nei giorni delle festività, lui era sereno. Aveva molto timore del covid, questa notizia è arrivata improvvisa e mi rattrista. Il calcio perde un personaggio poliedrico: era fatto a modo suo, non le mandava a dire a nessuno“, dice Improta.
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Hanno condiviso lo spogliatoio a Catanzaro prima e a Lecce poi. Un rapporto che andava oltre quello che c’è tra allenatore e calciatore. Lo dimostra l’amicizia che è andata avanti per diversi anni. “Io con lui ho avuto sempre un bel rapporto – confessa Improta – È stato un mio allenatore in due momenti differenti: a Catanzaro vincemmo il campionato insieme, andando in Serie A. Era un personaggio unico“.
L’ex centrocampista di Napoli e Sampdoria ne ha elogiato anche le abilità come allenatore: “Ti faceva rendere al massimo sia a livello fisico che psicologico. È stato il più bravo, sia dal punto di vista della preparazione atletica, sia dal punto di vista motivazionale. Tatticamente era uno dei più preparati per come si giocava il calcio all’epoca. Una persona indimenticabile. Non ne voleva sapere: anche se il sottoscritto aveva la febbre o era infortunato si fidava e mi mandava in campo“.
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Oltre al Di Marzio allenatore c’era anche il Di Marzio uomo: “A livello di persona era uno dei nostri. Siccome ha iniziato ad allenare molto giovane, era quasi un compagno di squadra più che un allenatore. Tra l’altro, ironia della sorte, oggi è il mio compleanno, ma il mio sarà comunque un ricordo bello. Era molto gioviale, simpatico, aveva le trovate giuste per motivarti. Dovunque lavorasse aveva sempre un grande entusiasmo, creava lui l’ambiente favorevole. Anche con le tifoserie e la stampa“.
La curiosità del litigio con Claudio Ranieri ai tempi del Catanzaro. “Nell’ultima gara di quel campionato che poi vincemmo, purtroppo fece la formazione lasciando fuori Ranieri. Claudio ci rimase talmente male che quando ci fu la sfilata sul corso di Catanzaro per festeggiare, lui non partecipò per protesta. Poi si chiarirono più avanti“. Un altro aneddoto che ricordo con affetto è quando non mise in campo né me né Palanca. Venne da noi e ci disse: “Quando c’è il campo un così pesante voi non potete giocare, non siete lottatori, meritate campo di primo livello“.