Considerato parte della storia del calcio italiano Roberto Baggio è un ex calciatore autore di alcune imprese sportive che hanno ancora oggi un eco mediatico. Nato il 18 Febbraio 1967 a Caldogno da una famiglia semplice e umile, sin da bambino si rivela un talento sportivo e anche se cresce giocando a pallone nel cortile sotto casa riesce ad conquistare la serie A: fans di Zico di cui segue tutte le prodezze in campo tanto da sognare di diventare un giorno come lui.
Roberto Baggio dal Vicenza al Pallone d’oro: la carriera del calciatore
A 18 anni, al termine della scuola, intraprende la sua carriera nel mondo del calcio conquistandosi un posto da titolare nel Vicenza. Dimostra d’avere talento e in poco tempo riesce a vestire la maglia della Fiorentina distinguendosi in campo dove mostra un gioco apprezzato e originale. Ha giocato in Nazionale facendo la differenza ai mondiali del 1994 organizzati negli Stati Uniti. Nel 1993 ha vinto il Pallone d’oro e ha chiuso la carriera con all’attivo ben 205 gol in Serie A.
Nel 1999 ha sposato Andreina Fabbi da cui avuto tre figli. D’origine cattolica ad un certo punto della sua vita Roberto Baggio ha abbracciato la filosofia buddhista rivelando un modo diverso di vivere la vita. Da quando ha lasciato il calcio conduce una vita ritirata, lontano dalle telecamere e i suoi interventi pubblici sono rari e molto diradati. Attualmente non è noto a quanto ammonta il suo patrimonio ma è certo che è tra i calciatori più pagati della storia sportiva: Forbes lo ha in passato anche inserito in una delle sue popolari classifiche.
Roberto Baggio perchè è chiamato Divin Codino
In alcune recenti dichiarazioni rese in occasione della presentazione del film Divin Codino prodotto da Netfilx, Roberto Baggio ha rivelato come è nato questo soprannome che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera.
“Nacque per scherzo: eravamo in America e facevo i complimenti a una cameriera che aveva dei bellissimi capelli ricci e la coda. Così lei mi disse: Perché non lo fai anche tu? Il tempo di rispondere ed era già lì a farmi lei il codino. Non credevo potesse diventare una icona“.