In queste ore si è fatto strada il nome di Andrea Riccardi come possibile candidato “di bandiera” al Colle. Che però intanto incassa sostegni (e non).
Storico, intellettuale, cattolico e particolarmente vicino a Papa Francesco, Andrea Riccardi è il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, comunità cattolica “trasteverina” nata alla fine degli anni sessanta per portare avanti temi come la pace, l’inclusione delle periferie, la centralità della cultura cattolica nel dibattito pubblico e politico.
Negli anni Sant’Egidio si è costruita un forte ruolo nella diplomazia internazionale, ritagliandosi spazi fondamentali nella risoluzione di conflitti in contesti segnati dal dramma della guerra, come nel ’90 in Mozambico, tanto da essere ribattezzata “l’Onu di Trastevere”. Da allora la moral suasion di Sant’Egidio sulla Santa Sede è andata crescendo di anno in anno, fino all’idilliaco rapporto con l’attuale Pontefice argentino. Tanto che per alcuni oggi Sant’Egidio rappresenta una vera e propria “diplomazia parallela” vaticana.
Chi è Andrea Riccardi, candidato “di bandiera” al Colle
Riccardi è l’iniziatore di questa comunità, che prende il nome dalla piazza nel centro di Roma in cui ci fu la prima sede in cui i giovani membri si ritrovavano a pregare. Il mondo della politica lo ha però conosciuto per la prima volta come Ministro dello sviluppo e della Cooperazione internazionale in un governo, quello guidato da Mario Monti, che di fortuna e popolarità non ne ha avuta molta, almeno ex post. Lo stesso Riccardi, anni dopo, ammise in alcune occasioni errori e storture di quell’esperienza politica nata con le dimissioni dell’allora premier Berlusconi.
In queste ore il nome di Riccardi si è fatto strada come possibile candidato del centrosinistra per il Quirinale, mentre si avvicina l’avvio delle votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Una candidatura che ha ricevuto sia il sostegno dell’attuale leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che ai microfoni dei giornalisti ne ha parlato come di una figura che ha il “profilo ideale”, che del segretario del Pd Enrico Letta.
“Il mio profilo ideale è Andrea Riccardi, per quello che rappresenta, per ciò che fa, per esperienza istituzionale. È l’unico italiano che ha ottenuto il Premio Carlo Magno, maggiore riconoscimento europeo”, è quanto ha affermato Letta, lanciando così apertamente la corsa per la postazione vacante del Quirinale.
Lo stesso per la sinistra più radicale di Leu, che ne ha parlato come di un nome a loro avviso più che ottimo, nonostante il malcontento che emerge da ambienti legati al mondo Lgbt, intenti in queste ore a portare in luce la sua avversione al “matrimonio omosessuale” nel 2013, durante il Governo Monti. Mentre a destra, dopo la rinuncia di Berlusconi, per diverse ore è regnato il silenzio sul suo nome. L’impressione era infatti fin da subito che il sentimento nei confronti di Riccardi, molto impegnato sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza, non fosse affatto positivo, stando almeno dal dibattito che sta montando in rete.
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Sant’Egidio infatti è da sempre molto attivo, oltre che nel sostegno ai poveri e ai senza fissa dimora, sul fronte dell’immigrazione, tema piuttosto inviso all’area di centro-destra, anche se il progetto di accoglienza regolamentata e legale attraverso i “corridoi umanitari”, siglato con la Cei, ovvero i vescovi italiani, e la Tavola valdese, ha sempre ricevuto sostegno trasversale dalla politica.
La risposta di Salvini alla candidatura di Riccardi
In serata è così arrivata la stoccata di Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega, rilasciata dopo l’intervista a “Che Tempo che Fa”, su Rai3, ai cronisti che gli hanno chiesto quale fosse la sua posizione. “Non è una proposta di centrodestra. Altrimenti facevo io il nome di Veltroni”, ha risposto lapidario Salvini.
Il primo che si è pronunciato contro l’ipotesi di Andrea Riccardi al Colle è stato tuttavia Matteo Renzi, che ai microfoni di Lucia Annunziata ha commentato il suo nome bisbigliando che “non ce la potrà mai fare”, e mettendo così subito in imbarazzo la sinistra. “É una persona straordinaria, gli voglio molto bene, ha fatto benissimo il ministro, ma credo che non abbia nessuna possibilità di essere eletto”, ha detto Renzi a Mezz’ora in più. “Il M5s lo vuole come candidato di bandiera, per stare sui giornali. Ma questo non è Sanremo, non si vince il premio della giuria”.
Oltre a essere uno storico, con una prolifica attività pubblicistica di saggi accademici e divulgativi, Riccardi dal 2015 è anche il Presidente della Società Dante Alighieri, storica organizzazione di promozione della lingua italiana, oggi particolarmente rivolta verso un orizzonte internazionale di diffusione dell’italiano nel mondo. Editorialista del Corriere della Sera e di Famiglia Cristiana, i suoi studi sono centrati in modo particolare sulla Chiesa in età moderna e contemporanea, e sul fenomeno religioso nel suo complesso.
Nel suo ultimo libro, “La Chiesa brucia”, Riccardi indaga l’attuale situazione del cristianesimo in Europa e nel mondo, alla luce dei numeri della fede e delle possibili sfide del futuro, partendo dall’immagine evocativa dell’incendio della Cattedrale di Notre-Dame. Il libro ha già fatto molto discutere, visto che in parallelo all’analisi di Riccardi c’è un’altra candidatura pesante, di un nome a lui assai vicino, e separata dal Colle solamente dal Tevere.
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Si tratta della candidatura del cardinale arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, suo “compagno” nell’avvio della Comunità di Sant’Egidio, come ipotetico “papabile” al prossimo conclave, al termine del Pontificato di Bergoglio. Un tandem, insomma, niente male per il movimento “dedito alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo”.