Il virologo Guido Silvestri chiede una revisione dei dati: “Non è negazionismo chiarire quante persone siano morte con o per il Covid”.
I dati danno la dimensione di quanto sta accadendo in Italia. La piccola inversione nella curva dei contagi e negli indicatori lascia un barlume di speranza, ma ciò che preoccupa sono le ospedalizzazioni e il numero, alto, di persone che hanno perso la vita in quella che è chiamata “la quarta ondata”.
Per il virologo Guido Silvestri, professore delle Emory University, servirebbe un’analisi più approfondita dei dati. “Bisogna porsi una domanda – scrive in un tweet – non per essere negazionisti. Bisognerebbe capire quanti dei 9K di morti di Covid comunicati nei bollettini siano effettivamente morti per il Covid e non con l’infezione”. Poi spiega tutto in maniera più approfondita.
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“Non si tratta di negare, ma come fanno tutti gli epidemiologici veri è necessario capire cosa succede in questa nuova fase pandemica”. Poi una valutazione sui dati, mirata a confrontare i decessi con quelli degli altri anni e spiegata con chiarezza.
Il virologo Guido Silvestri prosegue e chiede chiarezza, un confronto, maggiori dati per leggere in maniera più approfondita l’impatto della quarta ondata. “In Italia – sottolinea Silvestri – da 1/12 ci sono stati 4,5M nuovi casi di Covid. Dal punto di vista statistico, una popolazione di questa grandezza produce, in condizioni di base, cioè se seguita come campione di studio, 4k di morti al mese. Diventa quindi importante chiedersi quanti morti dei 9k morti di Covid comunicati nei bollettini siano morti per questa infezione e non con essa”.
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E rincara la dose. “Non si tratta di negazionismo – sottolinea – ma volontà di capire cosa succede in questa fase pandemica, che è molto diversa dalle precedenti. In assenza di dati specifici da Regioni, Iss, Istat e Ministero, diventa essenziale valutare i dati sulla mortalità generale nella popolazione e confrontarli con i 5-10 anni precedenti negli stessi mesi”. Silvestri chiede quindi di capire quale sia effettivamente l’impatto della variante Omicron sugli indici di mortalità. Potrebbe essere il vero indicatore per capire se il nuovo ceppo sia davvero meno pericoloso, e sarebbe di sicuro un’arma importante per contrastare la quarta ondata e valutare tutti i parametri legati a questa fase pandemica.