Uno strumento per smascherare i deepfake, il progetto dell’Università di Trento

L’Università di Trento pronta a scendere in campo contro i deepfake. Al via un progetto per riconoscere le foto e le immagini false.

L’Università di Trento si prepara a scendere in campo in prima persona contro i deepfake. L’ateneo ha vinto un finanziamento per dare vita ad un progetto che ha come obiettivo quello di riconoscere le foto e le immagine false sui social.

Università di Trento
L’Università di Trento in campo contro i deepfake, tutti i dettagli (screenshot video YouTube)

Si tratta di una applicazione da scaricare sul proprio cellulare o sul computer che consente di riconoscere se si tratta di una foto reale oppure falsa. Il progetto entrerà nel vivo già nei prossimi mesi visto che entro ottobre il gruppo dovrà costruire un prototipo e presentarlo all’Unione Europea.

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In caso di via libera, il team avrà diritto ad altri finanziamenti per proseguire i lavori per altri quattro mesi fino a mettere il prodotto sul mercato.

Miorandi: “Il nostro obiettivo è fare luce su queste zona d’ombra del web”

Università Trento
I dettagli del progetto dell’Università di Trento (screenshot video YouTube)

La notizia e i dettagli del progetto sono stati spiegati da Daniele Miorandi, ad di U-Hooper Srl. “Siamo orgogliosi di lavorare su un tema così delicato – ha ammesso il coordinatore del progetto riportato da trentotoday.it – il nostro obiettivo non sarà solo realizzare uno strumento efficace per proteggere gli utenti, ma anche cercare di fare luce su queste zone d’ombra di internet che sono sempre una fonte di grande preoccupazione“.

“Siamo, inoltre, molto contenti di portare avanti il nostro progetto – ha aggiunto – insieme alle eccellenze dell’Università di Trento, in un’ottica di sinergie e ricadute positive sul territorio trentino”.

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Un progetto destinato a cambiare il mondo del web. Lo strumento, infatti, consentirà di riconoscere le immagine false sui social e mettere fine ad un fenomeno che negli ultimi anni ha preso piede in tutto il mondo. E ben presto altre università potrebbero decidere di seguire l’esempio dell’ateneo trentino e progettare in futuro altri dispositivi in grado di rendere il web più sicuro.

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