Il Financial Times analizza il voto imminente per il Quirinale: parole d’elogio a Draghi, ma anche un avvertimento preciso.
Ultime ore di telefonate fitte, proposte, incontri. Poi si voterà, in un pomeriggio in cui si delineeranno gli scenari in prospettiva Quirinale. Il primo passo sarà capire se le forze politiche arriveranno alle urne con un nome condiviso, in grado di accelerare la partita e chiudere in fretta la scelta del successore di Mattarella.
C’è il rischio di bruciare qualche nome per prendere tempo, in una strategia che come spesso è accaduto necessita di riflessioni e approfondimenti per arrivare ad una soluzione in grado di mettere d’accordo tutti. Resta fortemente in corsa Mario Draghi, da molti indicato come il candidato numero 1 al Colle. Sul Premier c’è però chi fa resistenza, e diverse forze politiche in campo non vedrebbero di buon occhio un passaggio che potrebbe lasciare diverse riforme a metà.
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Una sorta di passo indietro che in questa fase potrebbe creare scompiglio. Lo ha sottolineato Salvini, e il Financial Times esprime forti dubbi sull’andamento del voto, in una analisi sul lavoro del Premier ritenuta “rischiosa” per la scelta che i grandi elettori si apprestano a fare.
Il quotidiano finanziario economico britannico ha pubblicato un’approfondita analisi sul voto in Italia. Ft si è soffermato sulle possibilità che Draghi possa essere scelto come successore di Mattarella, esprimendo dubbi non sulla persona, ma su un’inversione di marcia negativa che potrebbe scaturire da un suo mancato passaggio al Colle. “Il voto in Italia potrebbe danneggiare e indebolire le prospettive di una riforma economica” si legge.
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Poi l’approfondimento sul lavoro del Premier. “Dal suo arrivo al governo ha rivitalizzato la fiducia dei mercati e degli investitori grazie a politiche di bilancio espansive e ad una campagna di vaccinazione di successo”. Altro passaggio è relativo alle riforme, vero punto preoccupante secondo il quotidiano britannico. “Ha disegnato un programma di riforme strutturali ambizioso – si legge – per migliorare la traiettoria di crescita di lungo periodo dopo anni di stagnazione”. Per questo motivo, “un’elezione presidenziale divisiva che dovesse creare una spaccatura e una crisi politica, preoccuperebbe Bruxelles e i mercati. Dal Quirinale Draghi potrebbe utilizzare i suoi poteri per assicurare alle riforme i binari giusti su cui viaggiare, e se la coalizione di governo dovesse decidere di non eleggerlo alla Presidenza della Repubblica il ruolo di Draghi ne uscirebbe scalfito”.