Omicron segnerà davvero la fine della pandemia? La parola agli esperti

La scienza si divide, ma su alcuni aspetti della variante Omicron c’è una linea comune: può segnare davvero la fine della pandemia? 

Il 25 novembre fu il giorno della paura. In Sudafrica una equipe di scienziati e medici dichiarò di aver identificato un nuovo ceppo. L’identikit non fu immediatamente tracciato, ma un dato fu subito chiaro. Quel mix di 32 mutazioni risultava molto più contagioso, e l’impatto fu rapidamente ritenuto devastante, almeno sotto il punto di vista della diffusione. 

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Omicron potrebbe aprire una nuova fase (Getty Images)

Le previsioni sono state rispettate, e con esse le prime sensazioni sulla pericolosità. Sembrava essere meno aggressiva delle precedenti nonostante la capacità di diffondersi in maniera repentina. In poche settimane Omicron è dilagata in tutto il mondo, portando con sé un boom di contagi che ha prodotto effetti pesanti sui sistemi sanitari di molte nazioni, soprattutto quelle in ritardo nella campagna vaccinale.

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A distanza di due mesi esatti, la scienza ha in mano gli strumenti per approfondire l’impatto del ceppo isolato in Sudafrica. Emergono quindi pareri sulla possibilità che in assenza di ulteriori varianti, l’ondata che sta trascinando in alto gli indicatori potrebbe essere l’ultima.

Omicron segnerà la fine della pandemia?

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Omicron potrebbe diventare un virus endemico, la scienza conferma – Ansa Foto –

Oms Europa ha pochi dubbi, Omicron potrebbe segnare una nuova fase. Nell’invitare alla prudenza e a non abbassare la guardia, arrivano indizi sulla possibilità che il virus possa diventare endemico. Non subito però, e non sparire del tutto. Si tratterebbe di un passaggio stimato anche sui dati delle altre nazioni con indicatori in discesa. La curva cala, anche in maniera rapida, ma restano i problemi legati alle ospedalizzazioni, ai soggetti fragili e non vaccinati.

L’appello è quindi a non lasciare libera circolazione al virus. “Vorrebbe dire accettare molti morti ogni settimana”, chiariscono dalla Oms, sottolineando che gli operatori negli ospedali sono esausti e le strutture al collasso. Resta però lo spiraglio di una nuova fase, destinata a cambiare il corso della pandemia dopo due anni. Per Hans Henri Kluge, direttore Oms Europa, “esiste una concreta speranza di stabilizzazione”. Bassetti ricorda invece l’importanza di dare punti di riferimento certi. “Oms una settimana fa annunciava il pericolo di varianti letali – ha dichiarato ad AdnKronos – ora parla di fine pandemia. Non bisogna perdere di credibilità, ma gli indicatori parlano di stabilità, ed è una buona notizia”. 

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Massimo Cicozzi, responsabile dell’Unità di statistica Medicina ed Epidemiologia del Campous Bio-Medico di Roma, sottolinea che Omicron si comporta come fanno i virus. Infetta e si moltiplica facendo il suo lavoro evolutivo ma è molto meno letale. Resterà pertanto in circolazione facendo meno danni, ma servirà comunque un vaccino per le persone fragili. I pareri sembrano convergere su una nuova fase che potrebbe aprirsi. Saranno quindi gli indicatori a dare la dimensione esatta, in un mese di febbraio che potrebbe essere decisivo in chiave sanitaria ed economica, portando, si spera, nuove buone notizie.

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