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Economia

Studio Tecnè, come cambia l’economia delle famiglie nel 2022

Published by
Chiara Feleppa

Nello studio “Prospettive economiche delle famiglie per il 2022” formulato da Tecnè si prova a fare un bilancio delle spese sostenute dagli italiani nello scorso anno e a ipotizzare le uscite previste nell’anno in corso  

Come cambierà l’economia delle famiglie italiane nel 2022? A rispondere a questa è domanda è stato lo studio Tecné, in un documento che si propone di analizzare le prospettive economiche delle famiglie per l’anno in corso.

Stando ai dati della ricerca, nel 2021 la spesa media mensile delle famiglie per l’acquisto di beni è servizi, al netto del computo degli affitti figurativi, è cresciuta del +7%. Gli italiani hanno speso circa 38 miliardi di euro in più rispetto al 2020. Tra i fattori che hanno inciso maggiormente sulla ripresa dei consumi, ci sono l’allentamento delle restrizioni dettate dall’emergenza sanitaria e il recupero dei redditi delle famiglie dopo il calo registrato nel 2020. Come riporta Tgcom24, senza significative variazioni del tasso d’inflazione rispetto al 2021 (+1,9%), la stima per il 2022 è di una crescita dei consumi del +5%.

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Con un tasso d’inflazione al 5%, le ricadute sui bilanci familiari sarebbero pesanti: a parità di volume d’acquisto, le maggiori spese sarebbero pari a 1.464 euro l’anno in più a famiglia. Nel 2021, la spesa media mensile delle famiglie è cresciuta del +7%, dopo la contrazione registrata nel 2020 (-12%). Il recupero è stato comunque parziale e non sufficiente a pareggiare i conti: la spesa delle famiglie è ancora sotto i livelli del 2019 per circa 36 miliardi di euro. Il maggiore incremento della spesa è stato registrato nel nord est, nelle coppie senza figli della classe d’età 35-64 anni e in quelle dove la persona di riferimento è un lavoratore dipendente con un inquadramento alto o medio.

 

Importante il contributo della fiducia economica che, migliorando, ha spinto le famiglie a ridurre la quota di risparmio. A sostenere la ripresa dei consumi hanno contribuito l’allentamento delle restrizioni dettate dall’emergenza sanitaria e il parziale recupero dei redditi delle famiglie (+1,1%) dopo il netto calo registrato nel 2020 (-2,6%). Ma la spinta è venuta dal miglioramento della fiducia economica, che ha spinto le famiglie a ridurre la quota di risparmio, in calo di cinque punti percentuali rispetto al 2020. Per quanto riguarda il tasso d’inflazione, questo non si scaricherebbe con la stessa intensità su tutte le tipologie familiari ma avrebbe impatti maggiori su famiglie di pensionati, su quelle numerose e su quelle a reddito basso e medio-basso.

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Chiara Feleppa