I vescovi italiani sono entrati nel mezzo del dibattito sulla nomina del nuovo Capo dello Stato tracciando quello che a loro avviso dovrebbe esserne l’identikit ideale.
Tra Montecitorio e Palazzo Madama più volte in questi giorni si è sentito parlare di un “Conclave” per la scelta del prossimo Presidente della Repubblica, ovviamente in salsa laica e che dovrebbe avvenire tra i leader delle forze politiche in campo, per decidersi a pane e acqua, come accade nel tredicesimo secolo per i cardinali che vennero rinchiusi a Palazzo dei Papi, a Viterbo, sul nome da designare a garanzia dell’unità nazionale.
L’indicazione dei vescovi sul futuro Capo dello Stato
Stavolta però le parti si sono rovesciate, perché in questo caso sono stati i vescovi italiani a invitare la politica a fare il passo decisivo. O meglio, a dare un’indicazione riguardo a colui che dovrà rappresentare la totalità dei cittadini italiani. Quello tra San Pietro e il Colle è un feeling di amorosi sensi, si sa, ma è altrettanto assodato che finora i vescovi italiani sono apparsi particolarmente “assenti” dal dibattito in corso.
Così, interpellati dai cronisti a riguardo, anche i membri della Cei hanno messo sul tavolo le proprie carte. La Conferenza episcopale italiana infatti appena terminato il Consiglio permanente di inizio anno, e nel presentare il comunicato finale dell’incontro, tra i vari argomenti toccati, c’è stato anche spazio per un breve ma netto inciso riguardo a ciò che da giorni sta tenendo banco in tutto il Paese, vale a dire la votazione del prossimo inquilino del Colle Quirinale.
È stato in particolare mons. Stefano Russo, segretario generale della Cei, che rispondendo alle domande dei giornalisti ha tratteggiato le caratteristiche che secondo i vescovi dovrebbe avere il nome che uscirà fuori nei prossimi giorni dalle votazioni in corso. “L’auspicio è che sia una figura di garanzia, capace – soprattutto in un tempo come questo – di favorire e di lavorare per l’unità del Paese”, ha spiegato Mons. Russo. “Abbiamo necessità soprattutto di questo, di camminare insieme”, ha concluso Russo, spiegando che sullo stesso argomento “c’è stata una dichiarazione del cardinale presidente che è stata condivisa e apprezzata”.
Le parole del cardinale Bassetti all’inizio dei lavori
Proprio all’inizio del meeting dei vescovi italiani il cardinale Bassetti, infatti, che nei prossimi mesi dovrà lasciare la guida della Cei per limiti di età, introducendo i lavori aveva fatto riferimento alle votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica. Innanzitutto, rendendo omaggio al settennato del presidente uscente Sergio Mattarella e alla figura di David Sassoli, presidente del Parlamento europeo recentemente scomparso, due figure profondamente intrise dei valori frutto della tradizione cattolico democratica del novecento.
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“L’ascolto della realtà non è disincanto o esercizio astratto, ma è un dovere che interpella direttamente anche le responsabilità della politica. È il presupposto di ogni decisione ed è esso stesso un elemento che qualifica l’azione pubblica”, aveva affermato Bassetti. “Il Parlamento in seduta comune saprà cogliere il desiderio di unità espresso dal Paese?”, era la domanda che si poneva l’arcivescovo di Perugia e guida della Chiesa italiana.
La risposta era semplice, ma di certo non scontata. “Non possiamo che auspicarlo nell’interesse generale. Lo spirito unitario che anima la stragrande maggioranza degli italiani ha trovato finora un interprete coerente e disinteressato nella persona di Sergio Mattarella, il cui esempio di uomo e di statista si pone ora come un limpido punto di riferimento nelle scelte che devono essere compiute alla luce della Costituzione. A lui rinnoviamo il nostro saluto rispettoso e grato”, era il richiamo a Mattarella.
“Il desiderio comune di dialogo e di solidarietà, peraltro, nei giorni scorsi si è manifestato con un’ampiezza e una spontaneità confortanti intorno alla figura di David Sassoli, la cui vicenda terrena si è consumata così prematuramente. Sarebbe un’imperdonabile superficialità non dare ascolto a questo sentimento collettivo che trova il suo fondamento nel lascito umano e ideale di Sassoli”, era invece il riferimento al politico e giornalista scomparso.
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“Nel suo impegno professionale e come uomo delle istituzioni europee, egli si è sempre speso per una società più solidale e più attenta ai bisogni dei giovani e degli ultimi, sostenendo in ogni sede la necessità di abbattere muri e costruire ponti. Di questo c’è urgente bisogno in un momento in cui le tensioni e i conflitti si sono fatti particolarmente acuti anche vicino a noi“.