ESCLUSIVA – Pacifici: “Giorno della Memoria non è solo sofferenza”

L’ex capo della Comunità ebraica di Roma, che nel 2019 è stato nominato commendatore dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, ha lanciato un appello nella giornata di commemorazione dei morti nei campi di concentramento nazisti.

Questa giornata ci invita a prevenire e combattere ogni germe di razzismo, antisemitismo, discriminazione e intolleranza. A partire dai banchi di scuola“, queste le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nel giorno della memoria. Che poi ha aggiunto: “Come recenti episodi di cronaca attestano, mai deve essere abbassata la guardia“.

Riccardo Pacifici
L’ex capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici (YouTube)

Il riferimento è all’episodio di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, dove un ragazzino di 12 anni è stato insultato, preso a calci e sputi solo perché di fede ebraica. La aggressione, da parte di due ragazzine di 15 anni, è avvenuta domenica scorsa al parco Altobelli. E ha portato il padre del bambino a formalizzare una denuncia ai carabinieri per lesioni e ingiurie.

“Ai giovani dico di non avere più paura”

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È proprio da questo episodio che Riccardo Pacifici ha voluto lanciare un messaggio nel Giorno della Memoria. Intervenuto in esclusiva ai microfoni di Notizie.com, l’ex capo della comunità ebraica di Roma ha dichiarato: “Oggi stiamo andando a Livorno per dare coraggio a questo bambino di cui si stanno occupando le cronache in questi giorni, dato che nella sua cittadina non è presente una comunità ebraica. Vogliamo dare un messaggio di speranza: le esperienze aiutano a formarsi. Questa storia ci deve indurre a una serie di riflessioni. L’indifferenza è la cosa peggiore. Il mio è un appello serio: aiutiamo queste bambine, non è loro la responsabilità, la colpa è dei genitori. Sono loro che andrebbero arrestati“.

Non pensiamo minimamente che si possa vivere in un mondo in cui tutto vada bene – continua Pacifici – Lo spartiacque tra 80 anni fa e oggi è che siamo tutti più consapevoli. Non si può dire: “Non lo sapevo”. Dalle leggi razziste alle deportazioni, tutto è avvenuto nell’indifferenza comune. Noi siamo qui nonostante la Shoah“. Il commendatore ha poi raccontato la sua esperienza personale: “Io non ho mai conosciuto i miei nonni paterni. Mia nonna, catturata a causa della delazione di un uomo in una chiesa, venne ‘venduta’ per 5mila lire. All’epoca ogni ebreo consegnato ai fascisti cambiava la vita di una persona: ci si comprava una casa con quella somma“.

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Lo ripeto: noi ci siamo nonostante la Shoah. Nonostante le nostre comunità siano state decimate, cosa di cui portiamo le ferite ancora oggi, siamo una comunità viva e forte. La nascita dello stato di Israele è un sogno. Viviamo in un Paese, l’Italia, in cui siamo tutelati dai diritti costituzionali. Siamo in una repubblica nata sulle basi dell’antifascismo. Le istituzioni ci proteggono in ogni luogo, questo sta avvenendo negli ultimi 40 anni. La nostra voce è autorevolmente ascoltata“.

Non amo essere il testimonial della sofferenza. A 58 anni posso solo dire che siamo cresciuti bene, in libertà. Ho vissuto 12 anni sotto scorta, abbiamo mandato in galera persone appartenenti a diverse organizzazioni fasciste e antisemite. Siamo cresciuti nella consapevolezza che non siamo solo carne da macello, ma che sappiamo anche difenderci. Adesso non abbiamo più paura, è questa la più grande vittoria. Possiamo aiutare le nuove generazioni a non avere paura di nulla, non solo agli ebrei“.

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