L’attaccante del Vicenza uscito in lacrime dopo aver accennato ad insulti subiti alla madre. Ma in passato la pensava diversamente
Con la pausa del campionato e con la Nazionale impegnata in semplici allenamenti nello stage a Coverciano, l’attenzione degli sportivi italiani si concentrata sul campionato di serie B, che nell’ultimo turno ha regalato gare emozionanti e ricche di episodi. Su tutte la sfida tra Lecce e Vicenza, che si è trascinata una lunga serie di polemiche.
Al termine della sfida, l’attaccante del Vicenza Riccardo Meggiorini è uscito dal campo in lacrime dopo un battibecco con lo sloveno Mejer, centrocampista del Lecce. Il giocatore dei veneti ha accennato ad offese recate alla madre, morta qualche anno fa. “Cosa centra mia mamma, porta rispetto”, ha detto rivolgendosi al giocatore giallorosso. La critica si è schierata tutta dalla sua parte, attaccando l’avversario e stringendosi intorno all’italiano, scosso, colpito, affranto fino alle lacrime per ciò che era accaduto.
LEGGI ANCHE: Lecce-Vicenza, lite Majer-Meggiorini: l’attaccante scoppia in lacrime; FOTO
Meggiorini è stato fatto passare per vittima. Ha ricevuto attestati di stima ed ha attirato l’attenzione di testate nazionali, che hanno dedicato spazio all’accaduto. L’attaccante ha criticato aspramente il comportamento dell’avversario e il suo modo di istigare (ai limiti dell’insulto) con parole riprovevoli. Anche ieri sera, tornando sull’argomento ha ribadito: “Quando si vanno a toccare gli affetti personali, che magari non ci sono più, dà fastidio e sono stato insultato più volte”. Meggiorini riporta l’attenzione su un annoso tema: la mancanza di educazione e il rispetto che vige sui terreni di gioco, spesso teatri di battibecchi e comportamenti poco leali tra i calciatori. Dalle sue parole si evince una forte critica a chi, con parole pesanti ed insulti gratuiti cerca di innervosire o provocare un avversario. La censura, sua e di parte dell’opinione pubblica, è stata immediata.
Peccato che Meggiorini si sia comportato nello stesso identico modo qualche anno fa. Quando vestiva la maglia del Torino, nella stagione 2012-13, fu protagonista di un episodio spiacevole con Pogba, che uscì dal campo piangendo dopo presunti insulti razziali subiti dal calciatore (allora) granata. In quel caso Meggiorini (che negò gli insulti a sfondo razziali) criticò il comportamento del francese, ritenendo eccessive le lacrime e spiegando che: “ciò che succede in campo deve rimanere in campo”. L’attaccante disse: “Pogba mi ha denunciato per avergli rivolto un insulto a sfondo razziale? Sono loro che vogliono far credere che sia andata così: l’insulto c’è stato, ma non a sfondo razziale. È stato un normale insulto, come nel calcio avviene. Pogba non si deve mettere a piangere se qualcuno gli dice qualcosa – aggiunse – Anche io vengo insultato, ma non dico niente, perché nel calcio certe cose sono normali”. Da carnefice a vittima. Da chi lamenta il pianto in campo di un avversario ad uno che esce singhiozzando ed accusando un giocatore della controparte. La domanda sorge spontanea e sarebbe giusto porla al diretto interessato: gli insulti fanno parte del gioco, o meritano una condanna? E la risposta vale per tutti o cambia in base a chi li subisce?