Per l’annuncio dell’attaccante ecuadoriano il club nerazzurro ha utilizzato lo slogan “coniato” anni fa dai tifosi biancocelesti riprendendo il testo della canzone di Coez “Faccio un casino”: una mossa che ha generato molte polemiche
L’addio di Felipe Caicedo dalla Lazio la scorsa estate è ancora oggi una ferita aperta per i tifosi biancocelesti e la polemica social nata dopo l’annuncio dell’Inter ne è la conferma lampante. Ma procediamo per gradi, partendo dal rapporto che si è instaurato tra l’attaccante ecuadoriano e la piazza romana.
Caicedo era riuscito a conquistare i loro cuori, con reti a raffica segnate nei minuti di recupero e soprattutto con il suo atteggiamento dentro e fuori dal campo, sempre ineccepibile, rispettoso del suo ruolo di “vice-Immobile”. Lo avrebbero tutti voluto ancora in organico anche nella stagione in corso, ma le valutazioni della società hanno portato alla sua cessione per favorire l’inserimento di Vedat Muriqi (una mossa con il senno di poi non proprio fortunata, visto il passaggio imminente del kosovaro al Maiorca dopo 384 minuti giocati e neanche un gol all’attivo).
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Il “Panterone” così è stato ceduto al Genoa in estate, ma la sua prima parte di stagione in Liguria è stata pesantemente condizionata dagli infortuni. Questo non gli ha impedito di perdere la stima del suo vecchio allenatore, Simone Inzaghi, che lo ha richiesto anche all’Inter, per completare un reparto offensivo già molto ricco.
Affare fatto e ufficializzato proprio oggi, con l’annuncio del club nerazzurro su Twitter: “Amami o faccio un… Continuate a cantare voi…”, il testo rivolto ai tifosi interisti. A rispondere però sono stati per lo più quelli laziali, che hanno rivendicato la paternità di quello slogan, appunto “Amami o faccio un Caicedo”, coniato anni prima sulla base del testo della canzone di Coez, “Faccio un casino”. Così, sotto il “cinguettio” dell’account ufficiale dell’Inter si possono leggere molte repliche che “invitano” a non rubare idee degli altri, messaggi di sfottò rievocativi del 5 maggio 2002 e così via. Sì, l’addio di Caicedo è decisamente ancora una ferita aperta nella Capitale.